Cittadini
Il saluzzese Piero Sassone fa ricorso al Tar per la gestione del padiglione Italia all’Expo 2015
L’Expo 2015, il cui tema è “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, rischia un importante e ulteriore intoppo per il ricorso al Tar presentato dall’imprenditore saluzzese Piero Sassone a riguardo della gestione della ristorazione nel padiglione Italia. Piero Sassone ha un ristorante a Saluzzo gestisce e gestisce l’Italian Culinary Institute for Foreigners che forma molti cuochi del Paese e collabora con 126 ristoranti stellati in Italia con quartier generale a Costigliole d’Asti, e sedi a Shanghai e in Brasile e uffici di rappresentanza in 24 Paesi nel mondo. L’imprenditore saluzzese racconta: “Ho partecipato a quattro Expo in giro per il mondo, ma sono stato buttato fuori proprio da quella che si tiene in Italia, a Milano. Ritengo che la gara non sia stata regolare. Per questo ho fatto ricorso e ho mandato una lettera a Raffaele Cantone, il presidente dell’Autorità anti-corruzione: c’è qualcosa che non va nella gara per la ristorazione al padiglione Italia”. Scrive il Fatto Quotidiano:
“Abbiamo partecipato anche alla gara per l’Expo di Milano 2015: con un progetto che coinvolgeva dodici ristoranti stellati e sette chef internazionali. Ma siamo arrivati secondi. Battuti da Peck”, racconta Sassone. “A gara ancora aperta, il responsabile per l’Italia della San Pellegrino, Clement Vachon, ha telefonato alla nostra responsabile marketing per parlarle dell’eventuale fornitura dell’acqua minerale. Nel discorso, le ha detto che eravamo rimasti in due in gara. Come faceva a saperlo? Ma non basta: le sedute della commissione giudicatrice non sono state trasparenti e pubbliche, come invece prevedeva il bando, ed è stato reso noto un solo verbale, mentre le sedute sono state tre. E poi il file dell’offerta economica di Peck risulta modificato l’ultima volta il 3 aprile 2014 alle ore 17.37, quando il termine per la presentazione delle offerte era il 25 marzo e le buste sono state aperte dalla commissione alle 16.30 del 2 aprile”.
Ora saranno il Tar e l’Autorità anti-corruzione di Cantone ad analizzare la vicenda e a stabilire se questa è solo una manovra di disturbo di una cordata di imprenditori regolarmente sconfitti in una gara. Ma intanto Sassone protesta. “A noi, che lavoriamo da 23 anni con esperienza internazionale , che abbiamo partecipato anche alle Olimpiadi invernali di Sochi, la commissione ha attribuito per il curriculum 21 punti. Ne hanno dati 20 a Peck, che non ha la nostra esperienza e fa gastronomia, non ristorazione. Il nostro progetto prevedeva 37 addetti, quello di Peck soltanto quattro. Il fatto è che Peck è controllato dalla famiglia Marzotto, che ha rapporti stretti con Diana Bracco, presidente di Expo 2015 e commissario del padiglione Italia”. Quest’ultimo ha una sua gestione autonoma, rispetto alla società Expo 2015 spa di Giuseppe Sala che cura il resto dell’esposizione. “Abbiamo partecipato in cinque, tra cui Gualtiero Marchesi. Dopo la proclamazione del vincitore, ci ha contattato più volte Lamberto Vallarino Gancia, commissario del padiglione Italia, che ha tentato di convincerci a non fare ricorso. Prima promettendo che ci avrebbe coinvolto in serate ed eventi presso il padiglione Italia durante i sei mesi di Expo, poi minacciando che, se fossimo andati avanti, avremmo avuto serie ripercussioni sotto il profilo delle relazioni commerciali”.
Iscrivi al canale Quotidiano Piemontese su WhatsApp, segui la nostra pagina Facebook e continua a leggere Quotidiano Piemontese