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Vino rosso sangue, intervista con Fabrizio Borgio

Gabriele Farina

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vino-rosso-sangue-fabrizio-borgioE’ da poco uscito per i tipi di Fratelle Frilli Editori il noir “Vino rosso sangue” di Fabrizio Borgio. Si tratta di un romanzo ambientato tra le colline delle Langhe e del Monferrato, con protagonista Giorgio Martinengo, investigatore privato langarolo creato dalla penna di Borgio. La prima avventura di Martinengo lo vede alle prese con la scomparsa di un noto imprenditore del vino e di una bottiglia particolare. L’investigatore, inevitabilmente amante ed esperto di vini, dovrà vedersela con un mistero che lo porterà lontano nel tempo ma poco nello spazio (tutto il libro è ambientato in poche decine di chilometri intorno ad Asti). Trovate qui una recensione del libro.
Abbiamo intervistato Fabrizio Borgio, nato ad Asti ed appassionato di cinema.

1- Come nasce il personaggio di Giorgio Martinengo?

Giorgio Martinengo nasce dopo un confronto avuto con il mio editore. Con Frilli stavo pubblicando il ciclo dedicato a Stefano Drago, agente speciale del Dipartimento Indagini Paranormali, personaggio particolare, sospeso tra thriller, noir e horror. Le sue storie faticavano a soddisfare completamente le esigenze del lettore medio di riferimento e su istigazione di Marco Frilli, ho finito con l’accettare la sfida di mutare registro e quindi personaggio. L’assunto principale era di cambiare completamente, scrivere storie calate profondamente nelle realtà del mio Piemonte senza l’elemento magico e soprannaturale che precedentemente era sempre stata la mia costante. Martinengo nasce così, dunque, come sfida e come esigenza. Un investigatore privato che sfruttasse anche una certa, spiccata e moderna piemontesità.

2- Perchè “Vino rosso sangue” è ambientato proprio in quei luoghi e come nasce il titolo del romanzo?

Vino rosso sangue è ambientato in un territorio molto caraterizzante, una zona di confine a cavallo tra le colline di Langa e Monferrato, due realtà geologiche differenti contraddistinte da una cultura comune: il vino. Sono le mie terre, i luoghi che conosco e che vivo e che ho sempre avuto l’ambizione di poter raccontare. Una storia di vini non potevo che pensarla li, tra quei bricchi pettinati di vite.

3- Qual è il rapporto di Fabrizio Borgio con il vino ed il suo mondo?

Ho lavorato nel campo in gioventù, da ragazzino a guadagnare qualcosa prima dell’inizio delle scuole, vendemmiando attorno a Costigliole d’Asti e più avanti nelle cantine, come cantiniere e aiutante in laboratorio. Ho conosciuto così sia la cantina artigianale e artistica che quella industriale. Ho imparato a bere vino lavorando e col passare del tempo, ho maturato l’idea che non si può considerare il vino un semplice prodotto. Il vino, oggi è un mondo in costante evoluzione, lanciato nella valorizzazione dell’oggetto vino, ormai culto in tutto il mondo e come tutte le realtà complesse, proiettate sullo scacchiere internazionale, inevitabile vittima della speculazione e della sofisticazione. C’è amore e c’è critica, per questo ho anche scritto questo libro.

4- La figura di Martinengo, visto il suo forte legame con il territorio e la passione per il buon cibo ed il buon vino, ricorda in alcuni tratti quella del Montalbano di Camilleri. Quali sono i personaggi letterari o cinematografici a cui si ispira?

A differenza di Drago, per il quale potevo citare un pantheon abbastanza omogeneo e circostanziato, Martinengo non nasce con il riferimento di figure letterarie o cinematografiche precise. E’ un investigatore privato ed è dotato di una fame di conoscenza che lo porta ad arricchire continuamente il suo già notevole bagaglio culturale; si potrebbe dire che sia un uomo affetto da una forma di fobia nei confronti dell’ignoranza. A onor del vero, un paio di miei cari amici possiedono queste caratteristiche e posso affermare che la loro conoscenza ha contribuito alla costruzione caratteriale del personaggio. Una certa disillusa visione del mondo lo può accostare a tanti anti eroi che il noir canonico o il polar francese ci hanno donato, da Marlowe a Nestor Burma. Possiede anche una vena eccentrica, quella ispiratami da Doctor Who, leggendario personaggio della fantascienza televisiva britannica, della quale sono appassionato cultore. Su tutto, ripeto, mi interessava sfruttare una certa piemontesità per creare il personaggio. In questo, non tanto come carattere ma come filosofia, il Montalbano di Camilleri e il Bacci Pagano di Morchio hanno sicuramente contribuito.

5- “Vino rosso sangue” ha una struttura narrativa che pare già pronta per la trasposizione cinematografica, forse retaggio della tua passione ed esperienza passata. Ti piacerebbe che il libro diventasse un film? Quale attore vedresti adatto ad interpretare Martinengo?

Certamente gli stages di sceneggiatura cinematografica che ho avuto l’onore di seguire, hanno influenzato la mia scrittura. Il veder trasposto su schermo Vino Rosso Sangue sarebbe senz’altro un sogno ma un sogno pericoloso perché generalmente quando mi affeziono a un libro, (tolte le onorevoli eccezioni) sovente rimango deluso dalle relative trasposizioni. Sebbene più giovane e più attraente di Giorgio Martinengo, l’unico attore che mi sovviene è il canellese Luca Bosca.

6- Hai già in mente una seconda avventura per l’investigatore delle Langhe? Cosa puoi anticiparci?

Il secondo romanzo di Giorgio Martinengo è in via di strutturazione. Sto ancora raccogliendo materiale e la fase di documentazione è in corso. Posso dire che stavolta non interesserà il mondo del vino, che sarà ambientato interamente ad Asti e che l’evento scatenante è ispirato a un fatto di cronaca che ha interessato la città diversi anni fa’, coinvolgendo tra gli altri, l’Agenzia regionale di Protezione Ambientale. Altro è prematuro.

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