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Cronaca

Respinta da Francia e Svizzera, profuga siriana incinta perde il bambino a Domodossola

Redazione Quotidiano Piemontese

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incintaUna storia straziante, con risvolti che acuiscono ancora di più il dolore e l’indignazione, finisce in parlamento; ma probabilmente non è in Italia che dovrà restare, bensì proseguire a livello europeo. I fatti: una donna siriana, incinta di sette mesi, lo scorso 4 luglio sale su un treno in partenza da Milano e diretto a Parigi; con lei, il marito, i tre figli, e un gruppo di migranti tutti diretti in Francia. Al confine con il Paese transalpino, però, la donna sarebbe stata respinta dalla polizia di Vallorbe, e quindi affidata ai colleghi svizzeri.

Questi l’avrebbero inspiegabilmente trattenuta per quattro ore, per poi respingerla a loro volta; giunta ormai stremata alla stazione di Domodossola, avrebbe trovato cura e soccorso da parte dei poliziotti italiani, che l’avrebbero accompagnata in ospedale dove, però, poche ore dopo la creatura che aveva in grembo sarebbe morta. Sarebbe stato durante il tragitto di ritorno dalla frontiera svizzera che la donna avrebbe iniziato ad avere forti perdite di sangue, e il marito racconta di avere chiesto più volte aiuto alle autorità elvetiche senza ricevere risposta.

La donna, insieme alla famiglia, fuggiva da quella guerra in Siria che pure ha scatenato tanta solidarietà internazionale. L’onorevole Enrico Borghi ha ora portato in parlamento un’interrogazione al Ministro dell’Interno, Angelino Alfano, perchè sia fatta luce sull’accaduto e sulla corretta applicazione delle norme internazionali, in una vicenda con diverse zone d’ombra; stavolta, però, a uscirne male come immagine a livello europeo pare proprio non essere l’Italia, ma due dei suoi vicini di casa.

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