Economia
#Russia e #Ucraina. Il filo rosso di Putin con il passato sovietico. Intervista a Lorenzo Gianotti
“Putin e la Russia. Irresistibile anacronistico ritorno all’autocrazia” è il titolo del libro scritto dall’ex senatore e dirigente del Partito comunista italiano, Lorenzo Gianotti. Il libro, edito da Editori Riuniti, è stato presentato in occasione del Salone del Libro 2014 di Torino. “Nell’atteggiamento di Putin sulla crisi ucraina c’è l’idea geo-politica e geo-strategica in base alla quale Mosca ha un’area di influenza che va al di là dei confini del proprio stato”. A margine della presentazione Quotidiano Piemontese ha intervistato l’autore partendo dalle recenti vicende che vedono Vladimir Putin tra i protagonisti della crisi in Ucraina.
Nell’atteggiamento di Putin sulla crisi ucraina c’è qualche analogia con vicende simili del passato sovietico?
C’è l’idea geo-politica e geo-strategica in base alla quale Mosca ha un’area di influenza che va al di là dei confini del proprio stato. Di conseguenza, i Paesi che circondano la Russia devono essere sottoposti alla sua influenza.
A livello di espansione territoriale?
No. Si tratta di influenza e prevalenza di tipo politico e culturale e non necessariamente di tipo coloniale. Secondo Mosca, l’influenza su questi territori deve essere quella russa e non occidentale.
Secondo lei qual è l’obiettivo finale di Putin sull’Ucraina?
Strutturare l’Ucraina in un assetto federalista che conceda un’autonomia enorme alle regioni a prevalenza russa. In questo modo, Mosca potrà esercitare meglio la sua influenza su queste zone.
Che differenza c’è tra il Putin negoziatore nella crisi siriana e il Putin battagliero sull’Ucraina?
Putin in quel caso esercita le buone relazioni che già esistevano tra Russia e Siria fin dai tempi dell’Unione Sovietica. Putin considera Bashar al-Assad un alleato da tenere al potere.
Putin ha uno stretto legame, anche personale, con Silvio Berlusconi. Ci sono similitudine tra i due a livello di gestione del potere?
Nel libro c’è un intero capitolo dedicato ai rapporti tra Putin e Berlusconi. Nel volume metto però in evidenza l’estrema differenza di origine tra i due: il primo un burocrate russo, il secondo un uomo d’affari. Ci sono però elementi che li associano: in particolare, l’idea che il leader politico può fare quello ciò che vuole e gli altri non devono fare altro che adeguarsi.
Rispetto alla successione di Putin, lei cosa immagina?
Putin ha attorno a lui una serie di uomini ex Kgb, ex leningradesi che sono il suo stato maggiore. Ma nessuno primeggia. Sono tutti attaccati agli affari e guadagnano molti soldi. Tuttavia non credo che Putin pensi alla sua successione. Il suo erede più probabile è stato Medvedev. Ma l’ha tenuto al governo cinque anni e poi lo ha abbandonato.
Foto di Monica Genovese
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