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Alle Molinette un convegno per discutere della “colpa” dei medici accusati di danni ai pazienti

Redazione Quotidiano Piemontese

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 Dodici miliardi per difendersi. E’ la cifra che, annualmente costa all’Italia per sostenere, nelle cause giudiziarie, la medicina. Dai farmaci non necessari, ad esami  clinici invasivi evitabili, ad interventi sbagliati, etc. E non ci si ferma qui, visto che alcuni medici, per il timore di finire in tribunale, evitano possono scegliere di non ricorrere a terapie sperimentali, rischiose, sebbene risolutive o migliorative per il paziente. A questo punto, i medici non ci stanno più e lunedì 7 aprile, all’ospedale torinese Le Molinette hanno intenzione di chiedere la loro depenalizzazione a Enrico Costa, vice ministro Giustizia, e la possibilità di contro denunciare le parti per motivi infondati, oltre ad un fondo per il risarcimento danni, quando sono imputabili al medico. I sanitari le chiamano richieste “salva professione”. Al momento, non è chiara la fonte a cui far riferimento per costituire il fondo mutualistico per l’indennizzo dei danni. Presente al convegno anche Sergio Barbieri, medico e vicepresidente nazionale Cimo (Coordinamento nazionale medici ospedalieri). La Cimo propone al Governo un sistema definito “no blame”, ovvero una procedura che eviti a medico e paziente che si ritenga danneggiato, di recarsi in tribunale, in modo che, da un lato il professionista non sostenga rischi legali e spese, dall’altro il paziente non si debba rivolgere ad un legale con conseguenti costi anche per lui.  Punto in discussione anche la maggior attenzione alle norme di sicurezza che, a priori possono evitare problemi del genere. 

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