Ambiente
Pescivendoli di Porta Palazzo rischiano rinvio a giudizio per maltrattamenti di crostacei e pesci
Ad essere maltrattati e aggrediti non sono solo cani e gatti, ma in questo caso astici e granchi e i loro seviziatori rischiano il rinvio a giudizio. Alcuni titolari di pescherie di Porta Palazzo, il grande mercato torinese, sono stati accusati di trattamenti crudeli a danno della salute dei pesci che loro stessi vendono al pubblico. Alcune specie marine, ancora vive, erano esposte sul ghiaccio, fuori dall’acqua, provocando sofferenza agli astici, alle anguille in bacinelle senza depuratori e ai granchi le cui chele erano anche legate fra loro per impedire il movimento e bloccarli in una determinata posizione. In particolare il banco del pesce numero 12 in piazza della Repubblica, è stato monitorato dalle forze dell’Ordine. Tutto risale allo scorso gennaio quando la polizia municipale, tra le proteste di venditori, acquirenti e passanti, più o meno indignati, hanno controllato lo stato dei pesci su segnalazione della Lac (Lega abolizione caccia). I crostacei erano in situazioni di disagio e gli agenti hanno accertato le “condizioni incompatibili con la natura degli animali e produttive di gravi sofferenze”. Le investigazioni sono giunte in procura e poi in Cassazione dove il reato è confermato ed è sottolineato che la vendita di pesce vivo preveda che questo sia adeguatamente esposto, con vasche attrezzate, ossigenate, colme di acqua. Solo i pesci o i crostacei morti possono essere posti sul ghiaccio. Ora, però i commercianti sotto accusa, assistiti da due legali di Torino, danno battaglia e si fanno portavoce dei pescivendoli di Porta Palazzo. Â
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