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Società

Omofobia. L’arcivescovo Nosiglia sulle schede del Comune di Torino: “Discriminazione al contrario”

Redazione Quotidiano Piemontese

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Cesare Nosiglia

Cesare Nosiglia

“Stiamo assistendo a una discriminazione al contrario. Il modo in cui le citazioni della Bibbia sono presentate, orienta infatti a giudicare negativamente – e dunque a condannare – proprio chi segue tali insegnamenti, che vengono sottoposti a un’interpretazione strumentale e ideologicamente unilaterale, distorti nello spirito come nella sostanza”. L’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, interviene sul dibattito suscitato dalle schede anti-omofobia pubblicate sul sito Comune di Torino. Dalle pagine del settimanale diocesano “La Voce del Popolo”, Nosiglia affronta, quella che ritiene essere, “la lettura ideologica del genere”.

“La strumentale e ideologica interpretazione – sottolinea l’arcivescovo – che le domande di alcune schede, preparate dall’assessorato alle Pari opportunità del Comune di Torino e proposte come serie e motivate in una scuola che della cultura deve fare il suo primo obiettivo di qualità e scientificità, sono segno d’ignoranza e risultano improponibili non solo nella prospettiva dei credenti ma ancor più in quella della laicità che è tenuta a rispettare la libertà religiosa dei cittadini”.

“Va ricordato – aggiunge Cesare Nosiglia – che la Bibbia rappresenta per tutte le Chiese e confessioni cristiane un testo sacro che contiene la rivelazione di Dio stesso per il bene dell’umanità. Il rispetto dovuto a questi credenti che rappresentano una parte rilevante dei cittadini di Torino esige che nell’affrontare i testi sacri sia dell’Antico come del Nuovo Testamento si presti molta attenzione alla loro corretta interpretazione come migliaia e migliaia di studiosi di tutti i tempi ci hanno offerto nelle loro opere”.

“Di fronte a tale strumentalizzazione del testo sacro, qualora le schede relative all’omofobia che parlano della omosessualità nella Bibbia vengano offerte agli studenti insieme alle altre, è necessario – avverte Nosiglia – che gli insegnanti di religione si facciano carico di spiegare in modo approfondito agli alunni il significato dei brani biblici indicati, sottolineando la superficialità delle domande che le schede propongono”.

“Infine – conclude il vescovo – si richiamano le famiglie con figli nelle scuole di ogni ordine e grado a vigilare perché sul tema della sessualità a scuola si proceda sempre e soltanto con il permesso esplicito delle famiglie stesse, dopo che esse siano state compiutamente informate delle modalità didattiche e dei contenuti che verrebbero proposti”.

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