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Dopo la protesta delle Sentinelle in Piedi in piazza Carignano scoppia la polemica in Sala Rossa contro il presidente Giovanni Maria Ferraris

Redazione Quotidiano Piemontese

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setinelle-in-piediDopo la protesta sabato 29 marzo delle cosiddette Sentinelle in piedi in piazza Carignano a Torino,  su richiesta del consigliere Michele Curto, si è discusso in Sala Rossa sulla presenza del presidente del Consiglio comunale torinese Giovanni Maria Ferraris che non ha informato  la Conferenza dei Capigruppo sulla sua presenza. Nella manifestazione le Sentinelle in piedi hanno manifestato contro il ddl Scalfarotto sulla lotta all’omofobia. La protesta era ispirata al movimento francese dei Veilleur Debout, attivisti che per contrastare l’ideologia del gender hanno invaso Parigi con una simile manifestazione con i libri di Dostoevskij e Camus in mano per protestare silenziosamente contro quello che loro ritengono un attentato alla famiglia tradizionale e alla libertà d’espressione. Giovanni Maria Ferraris si è difeso: “Non ho ritenuto di informare il Consiglio Comunale perché ero lì a titolo personale e non nel ruolo istituzionale, ritenendo altresì di acquisire informazioni sul tema, che riveste carattere legislativo nazionale”.

Sono poi intervenuti diversi consiglieri comunali:

Michele Curto (SEL): Non condivido, né condividerò mai le ragioni che hanno portato alla manifestazione di sabato scorso. Non so se il presidente Ferraris sia passato di lì per caso o per scelta. Per me l’iniziativa a Torino, capitale dei diritti, è stata un errore e non doveva andarci un rappresentante pubblico così importante come il presidente del Consiglio Comunale, eletto dalla Sala Rossa.

Maurizio Marrone (F.D’I.): È un peccato parlare dell’iniziativa “Sentinelle in piedi” solo in funzione di un attacco al presidente del Consiglio: era una manifestazione, nata in Francia, per affermare la libertà di pensiero. Se da un lato è necessario contrastare e condannare le aggressioni e le lesioni frutto di omofobia, dall’altro è doveroso difendere la famiglia naturale tradizionale. In Francia le sentinelle sono state arrestate: forse perché il pensiero fa paura. Il presidente non deve vergognarsi di aver partecipato come me alla manifestazione, ma deve andarne orgoglioso.

Silvio Viale (PD): Non si può discriminare chi è single o chi fa parte di nuclei familiari “non tradizionali”. Non ho nulla contro il presidente Ferraris, né contro le sentinelle, ma non si può partecipare a un’iniziativa “di nascosto”, senza dichiarare le proprie convinzioni. Non devono esistere tabù: bisogna parlarne.

Silvio Magliano (NCD): C’è un punto ineludibile: bisogna permettere a ognuno di esprimere quello che pensa. Tutti hanno diritto a manifestare il proprio pensiero. Non sono d’accordo con il consigliere Curto, ma non gli vieterò mai di parlare. La manifestazione delle sentinelle poi era pacifica, anzi c’erano persone che stavano in silenzio per permettere ad altri, in futuro, di parlare. Non si può mettere in discussione il presidente del Consiglio perché era presente: anch’io ero lì e sono fiero di esserci stato.

Marco Grimaldi (SEL): Gli unici che negano i diritti sono quelle migliaia di conservatori che negano diritti alle coppie omosessuali. È paradossale questo dibattito. Estendere i diritti non significa negare qualcosa ad altri: se una coppia gay si sposa non toglie alcunché a una coppia etero. Per questo fermeremo le crociate oscurantiste che vedono l’avanzamento dei diritti come un flagello per la storia di questo Paese.

Domenica Genisio (PD): Questo dibattito è “lunare”. Abbiamo già calendarizzato una discussione approfondita in Consiglio Comunale: non comprendo perché discutere in questo modo e contestare l’iniziativa e la presenza del presidente Ferraris. Non si può scherzare sui diritti individuali. Non possiamo invadere le scelte personali, né si può discutere su chi era lì, perché era lì, se c’era per caso, a titolo personale, oppure intenzionalmente.

Chiara Appendino (M5S): Sono allibita: se si ha un ruolo pubblico, presidente Ferraris, dire “sono passato da lì per caso” significa non capire il significato della propria presenza a un evento del genere. Quello che si sta chiedendo con quelle manifestazioni è di limitare i diritti altrui, dei quali non capisco perché si abbia paura. A questo caso si adatta bene, rovesciandolo, il motto di Voltaire: “Non condivido ciò che dici, ma sono disposto a dare la vita perché tu possa dirlo”.

Fabrizio Ricca (Lega Nord): Chi se ne frega di cosa fanno presidente e vice presidente quando agiscono a titolo personale! Mi sembra che qui si voglia solo accendere il microfono per parlare senza sapere cosa dire…

Marta Levi (PD): La manifestazione riguarda la legge Scalfarotto che propone di estendere le tutele della legge Mancino ai casi di omofobia. L’assunto di partenza è assurdo: a noi che non condividiamo la legge contro l’omofobia, viene tolto il diritto di parola. Ognuno è libero di partecipare a quel che vuole, tuttavia la domanda di chiarimenti rivolta al presidente è legittima.

Paolo Greco Lucchina (NCD): Noi potevamo essere lì per difendere i nostri valori, lei presidente non portava la fascia di rappresentanza e dovrebbe urlare per rivendicare la sua partecipazione alla manifestazione. Questa polemica è pretestuosa.

Enzo Liardo (NCD): Può ringraziare la sua maggioranza, presidente, perché ha attirato su di lei tutta l’attenzione. Il dibattito è assurdo, ma giova a Lei.

Michele Dell’Utri (Moderati): Confesso di aver visitato nel 1987 la tomba di Lenin, nella Piazza Rossa, e anni dopo quella di Kennedy. Le scelte personali sono personali. D’ora in avanti se ai torinesi interessa di più sapere se altre fabbriche chiudono, piuttosto che sapere di Ferraris, sappiamo che cosa rispondere.

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