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Cronaca

Il consigliere M5S Bertola testimonia al processo #NoTav e i pm chiedono di inviare gli atti in procura

Gabriele Farina

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vittorio-bertolaIl consigliere comunale del Movimento 5 Stelle Vittorio Bertola è entrato ieri in tribunale per testimoniare in favore della difesa al maxi processo No Tav ed ha rischiato di uscire da indagato. I pm infatti, alla fine della testimonianza di Bertola nell’aula bunker delle Vallette, hanno notato discrepanze rispetto a quanto risulta dai filmati in relazione a quanto avvenuto a Chiomonte durante la manifestazione No Tav del 3 luglio 2011 e di conseguenza hanno chiesto che la procura possa acquisire gli atti della testimonianza per verificare eventuali ipotesi di reato. Nel corso della giornata più volte Bertola aveva espresso su Facebook la propria difficoltà a trovarsi in un ambiente poco rassicurante anche per i testimoni del processo.

Ore 12:30. Sono alle Vallette, chiuso in una stanza dalle 9. La cosiddetta “aula bunker” è un edificio fatiscente e spoglio in mezzo al nulla. Finora sono passati in quattro e siamo ancora in sette, non possiamo muoverci per non influenzare la testimonianza, ma coi cellulari potremmo comunque vedere tutte le sedute precedenti o persino la cronaca dell’attuale. Alle 12:10 hanno dovuto sospendere l’udienza perché è saltata la luce e non è ancora tornata. Ne hanno approfittato per andare a mangiare, lasciandoci chiusi dentro. Alla fine un maresciallo si è impietosito ed è andato a comprarci dei panini al bar del carcere. Spero di uscire di qui in tempo per partecipare al consiglio comunale delle 14:30, ma non ci conto. Evviva l’efficiente giustizia italiana.

La mia prima esperienza da testimone di giustizia, al processo ai No Tav, si è conclusa da un’oretta (ora sono in consiglio comunale). La cosa che un esterno nota di più è il clima di tensione assurda che vige in quell’aula: per metà del tempo, invece di parlare, ho dovuto ascoltare gli avvocati dell’accusa e della difesa che litigavano su cosa potevo, dovevo o volevo dire. Per il resto è stato tutto un susseguirsi di obiezioni procedurali e rinfacci di ogni genere, quando peraltro a tre anni di distanza è ovvio che nessuno può ricordarsi le cose con la massima precisione. A un certo punto comunque sembrava che dovessi essere processato io, per aver semplicemente acconsentito a dire quello che ricordavo con la massima sincerità. Che razza di giustizia potrà venirne fuori?

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