Cittadini
La Cassazione conferma le condanne per la truffe delle quote latte. Cota ritirò il Piemonte dal processo: la Regione non avrà risarcimenti
La Corte di Cassazione mette la parola ‘fine’ alla lunga querelle giudiziaria – iniziata nel 2006 al tribunale di Saluzzo, in provincia di Cuneo – per la truffa sulle quote latte che vedeva tra gli imputati l’ex senatore e parlamentare europeo leghista Giovanni Robusti. Lui e altri quattro imputati erano accusati di avere costituito sei false cooperative per aggirare i divieti dell’Unione europea sulla quantità di latte prodotto. La Cassazione ha confermato la condanna a 4 anni e 4 mesi per Giovanni Robusti. In Piemonte la truffa – che ha convolto anche varie altre regioni italiane – vale almeno 250 milioni. Molte le associazioni di coltivatori, a partire da Coldiretti, e di consumatori che si sono costituite parte civile e hanno diritto a risarcimenti a tutela di coloro che rispettarono la normativa. Non la Regione Piemonte, che nel 2011 sotto la presidenza di Roberto Cota aveva deciso di rititarsi dalla causa rinunciando ai potenziali milioni di indennizzo.
Dure le prime reazioni. Monica Cerutti, consigliera regionale di Sel: “Se da una parte le casse della Regione Piemonte hanno subito perdite di migliaia di euro l’anno, spesi in corsi e controricorsi schizofrenici voluti da Roberto Cota, dall’altro lato le stesse casse regionali non potranno godere dei vantaggi che sarebbero potuti derivare dalla costituzione di parte civile nel processo sulle quote latte: un ulteriore danno del centrodestra al Piemonte fatto a favore dei soliti amici interessati. I cittadini che il 25 maggio andranno a votare per rinnovare il Consiglio regionale del Piemonte devono sapere che questa Giunta guidata da Roberto Cota ha ritirato la costituzione di parte civile che la precedente amministrazione di centrosinistra aveva presentato nel processo in questione. Tutto questo a vantaggio dei produttori di latte amici dei leghisti che non volevano rispettare la normativa europea che imponeva il rispetto delle quote latte e andando contro i loro stessi colleghi che invece l’avevano applicata”.
I radicali Igor Boni e Giulio Manfredi: “Mentre il Presidente Cota ha pagato fior di avvocati con soldi pubblici per difendersi da chi come noi vuol fare rispettare la legge in materia elettorale (ricordiamo sempre che si torna al voto per le malefatte della Lista ‘Pensionati per Cota’ di Michele Giovine, difeso e protetto fino all’ultimo e oltre dalla maggioranza di centrodestra), il duo Cota/Sacchetto ha pensato bene nel 2011 di ritirare la costituzione di parte civile della Regione Piemonte nella vergognosa vicenda delle ‘quote latte’. Una scelta politicamente sbagliata perché occorreva essere al fianco di chi rispetta la legge, contro chi l’ha violata palesemente per riceverne un beneficio personale ai danni della comunità intera. Una scelta economicamente scellerata perché se la Regione si fosse costituita parte civile il Piemonte avrebbe potuto ricevere milioni di euro di risarcimento. Non per nulla nel 2011 il solito Giovine fu determinante nel salvare l’assessore Sacchetto dalla mozione di censura (promossa dalle opposizioni) sulla vicenda delle quote latte nella seduta del 5 aprile 2011”.
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