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Cultura

C’è Sanremo, ci sono i Perturbazione! Consacrazione (e orgoglio) per 20 anni di successo costruito su talento, amicizia e passione

Redazione Quotidiano Piemontese

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Una foto dei Perturbazione dalla loro pagina FB

Una foto dei Perturbazione dalla loro pagina FB

Non è tanto questione di orgoglio sabaudo – essendo i cinque giovani e la fanciulla (Elena, schianto di mamma, virtuosa del violoncello) tutti nati, cresciuti, svezzati e dislocati tra Rivoli, Collegno e Torino – quanto semplicemente di gioia globale, felicità universale.
I Perturbazione – una delle più credibili, originali, ispirate espressioni della canzone italiana integrata all’amore per il pop’n’roll di matrice angloamericana – saliranno tra poche ore sul palco del Teatro Ariston (18-22 febbraio le date del Festival) dove porteranno i loro strumenti da bravi musicisti e soprattutto le loro facce da bravi ragazzi. Quelli della porta accanto, sintetizzerebbe lo stereotipo. Ma a noi piace più pensare quelli della birreria, del pallone, della scuola, del calciobalilla, della sagra paesana. Di famiglia. Tutte cose che hanno vissuto e ancora vivono tra loro, e noi sovente con loro. Tommaso Cerasuolo (voce), Cristiano Lo Mele e Gigi Giancursi (chitarre), Rossano Lo Mele (batteria), Alex Baracco (basso) e appunto Elena Diana (violoncello). Vent’anni e passa di (ottima) musica vissuta come passione, comunicazione, condivisione, lavoro.

Sette dischi a trentatré giri, come si diceva una volta e si è finalmente tornati a ridire adesso. Collaborazioni di alto profilo artistico e culturale (da Finardi a Nada). La produzione recente di un artista che ha contribuito ad allargare i confini della musica sopra Torino, Max Casacci dei Subsonica. Centinaia di concerti non solo in Italia che hanno affinato le rispettive professionalità, consolidato una fama di impeccabile live band, cementato il rapporto d’affetto e spesso amicizia concreta conun pubblico multiforme e trasversale, per età, gusti, estrazione sociale, figlio della loro versatilità strumentale e della capacità di sperimentare, di rimettersi in gioco a ogni disco, di non ripetersi, a costo di sbagliare; di ammiccare all’orecchiabilità senza mai rinnegare la comune estrazione rockettara. I Perturbazione (qui la loro pagina facebook) piacciono a chi ama i Rem come Jovanotti, il cantautorato doc come i Ramones.
L’altro giorno sono stato in studio con loro, nel quartier generale collegnese dove tra un «minchia» (alla piemontese) e un «boia faus» nascono e si registrano i pezzi, per assistere all’ultimo giro di prove delle tre canzoni che faranno annunciare a Fazio e alla Littizzetto – L’unica e L’Italia vista dal bar, oltre alla degregoriana Donna Cannone che verrà coverizzata con l’ospite Violante Placido, altro fiore all’occhiello dell’etichetta discografica Mescal – ritoccando con mano quanto la naturale tensione e anche un certo giustificatissimo orgoglio non prevaricassero mai la consapevole serenità di fondo (per la serie, facciamo quello che ci piace e che ci siamo meritati) e soprattutto una irrefrenabile voglia di divertirsi e di godersela fino in fondo, vada come andrà.
Dopo qualche tentativo andato a male, finalmente sono stati nominati.
Finalmente, il Festival. Stavolta, in quel covo di gruppo e amigos che è ‘Casseta Popular’, circolo pub di Grugliasco (tanto per restare sempre in zona), non verranno più loro a guardare la tivù, far bisboccia e tirare l’alba parlando bene di quel collega e tagliando il colletto di quell’altro. Stavolta, verranno soltanto gli amigos. A guardare loro. A emozionarsi per loro, con loro. A tifare per loro. A votare per loro. E magari pure a piangiucchiare di nascosto un po’, quando sul palco di Modugno e di Mina, di Vasco e di Tenco, saliranno loro.
Come direbbe il pensionato piemontese che furoreggia su Facebook, «fa fin piacere che cule masnà, anche se qualcuno è un po’ un capellone e porta l’orecchino da ister, vadano a cantare qualche bella canzone all’italiana là dove la Nilla Pizzi faceva la bela figheira».

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articolo di Andrea Pavan

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