Sport
4 maggio 2016, riapre il nuovo Filadelfia
Quando si parla di storia è importante ricordarsi alcune date. Quando si parla di Toro è importante ricordarsi il Filadelfia. I tifosi granata sono stufi di vivere di ricordi per quanto riguarda “Lo” stadio per eccellenza, un luogo che da troppi anni fa parte di un bagaglio di memoria e frustrazione.
Era il 18 luglio 1997 quando le ruspe del Comune demolirono a poco a poco i ricordi di una fede, di una squadra, dell’Italia intera, contenuti al vecchio e, a sentire qualcuno “pericoloso”, Fila. Un campo mitologico dove il Toro non perse per sei anni e cento gare consecutive dal gennaio ’43 al drammatico maggio ’49.
Poi anni di attesa, speranze disilluse e vere proprie prese in giro da parte delle istituzioni. Ora c’è una nuova data che tutti i tifosi granata devono segnarsi sul calendario: 4 maggio 2016. Giorno non casuale per quella che, nelle intenzioni di tutte le parti coinvolte, dovrebbe segnare la rinascita del nuovo Filadelfia.
Ebbene sì, dopo la presentazione di un progetto giudicato da tutti convincente, dopo l’elezione di un nuovo presidente per la Fondazione, Cesare Salvadori, che possa lavorare al fianco delle istituzioni e difendere gli interessi dei tifosi, dopo il versamento del primo milione di euro da parte del Comune di Torino (ne metterà altri 2,5 nei prossimi mesi) e le rassicurazioni della Regione già in cerca di un istituto di credito per accendere un mutuo per la sua parte (altrettanti 3,5 milioni), rimane da verificare solamente la volontà del presidente del Torino di fare la sua parte, cioè contribuire con un milione, come da accordi.
Lo studio preliminare degli architetti Marco Aimetti ed Eraldo Martinetto dello studio Abc è l’unico universalmente riconosciuto come fattibile e gradito praticamente a 360°. 38 mila metri quadri di spazio, due campi di calcio, uno regolamentare Uefa e identico a quello dell’attuale Olimpico, l’altro appena più piccolo per le partite della Primavera; tribune in grado di accogliere 4.300 spettatori e una ampia piazza pubblica, vero luogo di aggregazione che ricalca la pianta originale del Fila, illuminata da 14 lampioni intitolati ognuno ad un calciatore del Grande Torino. Per ora i fondi copriranno queste strutture, ma nell’idea dei progettisti (e della Fondazione) vi sono ancora molte cose da aggiungere: la sede della squadra e soprattutto il Museo del Toro che, non appena si reperiranno le risorse (si pensa di vendere i seggiolini o a forme di azionariato popolare), dovrebbe traslocare da Villa Claretta a Grugliasco all’interno del nuovo stadio.
Il prossimo appuntamento per i patiti di storia è il 17 febbraio, giorno in cui tornerà a riunirsi il cda della Fondazione per discutere i dettagli e lo stato delle cose, poi spazio ai lavori.
Ricordando che il 4 maggio 2016, nel momento in cui, come tutti sperano, riapriranno i cancelli di un monumento del calcio italiano, saranno 6.865 i giorni passati da quando una decisione vergognosa privò il Toro della sua casa e del suo futuro.
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