Cittadini
Lettera di Ernesto Olivero contro la liberalizzazione della cannabis
La scelta del consiglio comunale di Torino di spingere Regione e Parlamento italiano verso la legalizzazione della cannabis per usi terapeutici e non solo ha suscitato una serie di commenti e di prese di posizione da più parti. Vi abbiamo dato conto ieri di quella del vescovo di Torino mons. Cesare Nosiglia. Oggi vi proponiamo integralmente una lettera inviata ai giornali da Ernesto Olivero, fondatore del Sermig, che da decenni si occupa (anche) di aiutare i ragazzi vittime della droga. Anche Olivero sottolinea i rischi di questa scelta, che giudica sbagliata perchè rischia di spingere verso una dipendenza.
Droga? No grazie. Legale o illegale. Non esistono droghe innocue.
Quando incontro i giovani, non uso le mezze misure. Lo dico sempre: “Chi si spinella e si droga, è irresponsabile due volte”. Irresponsabile anzitutto perché senza accorgersene uccide la sua sicurezza, il suo credere in sé, la sua capacità di resistere alle debolezze umane suggerite dagli stereotipi di moda. Irresponsabile poi perché alimenta un mercato criminale e diventa amico delle mafie. I giovani quando sentono un messaggio di questo tipo fanno silenzio e si emozionano.
Ogni dipendenza – fumo, alcool, gioco … – impoverisce sempre la persona e arricchisce sempre un sistema. Da più parti viene detto che con la droga in fondo si può convivere. Si parla di riduzione del danno. Quindi si riconosce che il danno c’è. Io preferisco un’altra strada, perché chi ha a cuore i giovani li eleva. Non li abbassa. Fa di tutto per sensibilizzarli di fronte ai rischi di entrare, anche solo per gioco imitativo, in una spirale psicologica che spesso non conosce ritorno. Fa di tutto per tirarli fuori anche dalle situazioni più disperate. Non mi piace limitarmi al minor danno. Voglio il maggior guadagno. Anzi, vado oltre: voglio un mondo dove nessuno compra la droga, anche se libera o legale. Perché sa senza equivoci che drogarsi è sbagliato.
Per questo certe prese di posizione, come quella del consiglio comunale di Torino, secondo me, vanno nella direzione sbagliata. Siamo in tanti a dire no alla droga, ma il ragionamento varrebbe anche se fossimo una piccola minoranza. La politica dovrebbe avere altre priorità, altri interessi, un’altra visione.
I giovani non hanno bisogno di scivoli e di scorciatoie, ma solo di una cosa: devono sentirsi amati perdutamente. E chi li ama davvero li sprona, li valorizza, li aiuta a riflettere sui propri limiti e potenzialità, senza trucchi e sostanze.
Perché entrino in politica per servizio, non per soldi, non per privilegi, non per carrierismo.
Perché entrino nell’economia, nella finanza, nell’industria per sfamare, portare lavoro, restituire risorse, tempo, competenze, sogni e dignità.
Perché entrino nella cultura per sostenere pace, diritti umani, senza le parole “nemico” o “infedele”.
Perché lottino contro qualsiasi forma di dipendenza: alcool, fumo, gioco d’azzardo, pornografia e mercato del sesso…
I giovani devono sentire che l’autorità morale dello Stato elimina lo scandalo dello spaccio sotto casa e davanti alle scuole.I giovani chiedono solo umiltà e verità. Se capiscono che l’interlocutore di turno è credibile, accettano anche di essere trattati con severità.
Perché la severità non è cattiveria. E questo vale per tutti, per i bambini, per gli adulti. Del resto, quando incontriamo una persona credibile, istituzioni, partiti, associazioni, religioni credibili, non abbiamo forse il desiderio di imparare qualcosa?Solo la credibilità mette i giovani al primo posto. Solo la credibilità rende liberi e responsabili.
Ernesto Olivero
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