Piemonte
La brutta fiction su Meroni: tutti gli errori e le incoerenze storiche
I tifosi del Toro l’hanno aspettata per mesi e hanno anche dovuto subire il rinvio di mamma Rai dal 9 ottobre, data prevista per la messa in onda, a ieri sera. I tifosi di altre squadre o gli agnostici del calcio se la sono trovata lì in prima serata (se ancora si può parlare di prima serata alle 21,10) e forse se la sono guardata con malcelata indifferenza.
Fatto sta che la fiction su Gigi Meroni “La farfalla granata” è stata un pugno in pancia per tutti. Dopo le critiche piovute alla presentazione ufficiale da parte di familiari e sito ufficiale che ne denunciavano molto pacatamente l’eccessiva attenzione al lato romantico del personaggio e poco a quello sportivo, ieri sera chiunque fosse sintonizzato su Rai Uno ha potuto constatare con i propri occhi la pochezza e l’incredibile sequela di errori presenti nelle immagini dirette da Paolo Poeti.
Basta essere semplici appassionati di calcio per sapere che una delle scene principali di questa fiction, quella del rigore contro la Sampdoria nell’ultima partita che Meroni giocò, è una mistificazione bella e buona. Il 15 ottobre 1967 il Torino batté i blucerchiati 4 a 2 con tripletta di Combin e gol di Moschino. Nessun rigore.
Ad un occhio attento non sarà nemmeno sfuggito che il famoso gol contro l’inter fatto da Meroni a Milano, in realtà risulta girato a Torino e nemmeno la morte di Benjamìn Santos risulta correttamente narrata. L’incidente stradale in cui è coinvolto avviene sì nel 1964, ma l’ex allenatore di Meroni si schianta nei pressi di La Coruña, in Spagna, non di certo sulla Torino-Genova in viaggio per impedire a Meroni di passare al Toro.
Ovviamente sono i tifosi granata i più inviperiti dalla scarsa attenzione o palese volontà del regista di modificare le ambientazioni. La più evidente stortura è la ricostruzione di molte scene di calcio giocato in cui si afferma di essere allo stadio Ferraris di Genova, quando invece è evidente che si tratti dell’Olimpico di Torino. E nemmeno dell’ex Comunale degli anni’60, ma proprio dell’impianto attualmente in uso, con i seggiolini montati nel dopo Olimpiadi a testimoniarlo.
Ma la confusione che Poeti volontariamente cerca di insinuare tra Torino e Genova si nota ancor più quando “trasporta” la fontana delle 4 stagioni, scorci del parco del Valentino e persino la galleria San Federico a Nervi. Una visione distorta della realtà che confonde i telespettatori di Torino anche quando la famosa mansarda di corso Vittorio in cui vive la Farfalla granata cambia magicamente indirizzo e viene posizionata sotto i portici di piazza Vittorio Veneto. Un’ingenuità che diventa ignoranza nel momento in cui le riprese non fanno nulla per nascondere la Gran Madre in lontananza o come le panoramiche sul teatro Carignano che ne mostrano l’attuale facciata in vetro e non quella storica e sporgente in legno.
Abbiamo, però, tenuto il peggio per la fine: il Fila, monumento al calcio che tutti conoscono e che in quel periodo era usato per gli allenamenti, è derubricato ad una villa con parco, senza tribune, né mura perimetrali; durante le partite del Torino sulle tribune sventolano indisturbate bandiere con il logo della squadra stilizzato, usato a cavallo degli anni ’80-’90 e, in aggiunta, i 7 scudetti in bella (e anacronistica) vista. Fa male al cuore vedere, infine, le scritte presenti sulle panchine di quello che dovrebbe essere il Comunale del 1966-’67: Valmora e Torino FC 1906. Il primo è lo sponsor attuale del Torino, inserito probabilmente a scopi promozionali dai produttori della fiction, ma che nessuna attinenza ha con quel periodo storico. E il secondo è pura genialità: un mix tra la denominazione societaria attuale, Torino FC, e l’anno di fondazione, il 1906. Si sono perse invece le tracce della squadra che dalla prima apparizione in campo fino al 2005 tutto il mondo aveva imparato a conoscere come A.C. Torino.
Al di là dell’ignoranza, incompetenza o totale non curanza per quel minimo sindacale di veridicità storica che si richiede ad un lavoro decente, e tralasciando la scelta di mostrare quasi esclusivamente la vita privata di un uomo diventato invece mito grazie al calcio, notiamo come questo sceneggiato tv sia lo specchio dell’Italia di oggi: si fanno le cose senza il minimo rigore e senso del pudore, le si cerca di far passare come verità indiscutibili e, cosa massimamente grave, ci si trova poi di fronte anche gente che si accontenta di questo scempio. In rete già serpeggiavano ieri sera commenti di telespettatori, anche di fede torinista, appagati dal solo fatto di aver potuto avere un po’ di Toro in prima serata.
Proprio qui sta l’errore, nel credere che quello sia il Toro, nel pensare che si possa impunemente deformare la realtà facendo leva sull’ignoranza delle masse, stuprare la storia di un Uomo con la maiuscola, finendo per coprire con ringraziamenti ai finanziatori e titoli di coda anche l’unica parte davvero emozionante di questa fiction. Quella vera, quella struggente dei funerali del Calimero granata.
AGGIORNAMENTO ORE 14,30
La nostra redazione ha appurato che la presenza della scritta “Valmora” nelle scene girate allo stadio Olimpico di Torino non è a fini di sponsorizzazione per la fiction. Semplicemente, pare che lo staff di produzione non avesse abbastanza tempo per rimuovere i pannelli prima di iniziare le riprese. A voi il giudizio.
Se volete conoscere la vera storia di Gigi Meroni vi invitiamo a guardare qui sotto la puntata di Sfide (Rai Tre) a lui dedicata pochi giorni fa. Vero che in questo caso si tratta di documentario e non di fiction ma è diversa anche la qualità del prodotto.
Iscrivi al canale Quotidiano Piemontese su WhatsApp, segui la nostra pagina Facebook e continua a leggere Quotidiano Piemontese