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Economia

La fusione fra Corriere, Stampa e Secolo XIX è dietro la porta, ma potrà stare in piedi ?

Redazione Quotidiano Piemontese

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giornaloniAffari Italiani propone una attenta analisi di pregi e difetti di una fusione fra Corriere, Stampa e Secolo XIX

La  sostanza è chiara: il nuovo corso della Rcs targata Torino è appena iniziato, e non sarà certo il pur prestigioso comitato di superconsulenti editoriali internazionali a dettare i prossimi passi di un percorso certamente segnato dall’emergenza. Saranno, più che altro, le esigenze pratiche dell’oggi. Fusione tra Rcs Pubblicità e Publikompass; razionalizzazione dei centri di stampa tra quelli adoperati oggi dal Corriere, quello torinese de La Stampa e quello genovese del Secolo XIX; e, in prospettiva – una prospettiva ancora senza data, ovviamente – una fusione societaria tra Secolo XIX, Stampa e Corriere che permetta poi di aprire una stagione di sinergie draconiane tra le redazioni, unificando in sostanza i costi dei contenuti generali (gli inviati all’estero, la rete di corrispondenza al di fuori delle aree di storico predominio, le redazioni romane) per risparmiare un pacco di soldi, lasciando differenziate le prime pagine e le cronache locali. In termini concettuali, tutte banalità non prive di forti controindicazioni soprattutto per il Corriere, che da un lato farebbe “la parte del leone”, spalmando la propria autorevolezza e il peso delle sue firme sui giornali “cugini” ma dall’altro perderebbe identità: chi comprerebbe più il Corriere in Piemonte o in Liguria, sapendo di poter trovare il “meglio” dei suoi contenuti anche sul giornale locale?

Ma tant’è: quest’idea di mettere a fattor comune i costi centrali è vecchia come il mondo, a inventarla nel modo virtuoso, davvero innovativo e infatti giustamente premiato dal mercato fu Carlo Caracciolo, costruendo così – da zero – la sua straordinaria catena di quotidiani locali (ancora oggi, circa venti testate che hanno una redazione centrale unica e si differenziano solo nelle cronache); a imitarlo, in modo comunque originale e anche tutto sommato vincente, fu poco dopo il gruppo Riffeser, unificando nel dorso “QN” la parte nazionale e internazionale dei suoi quotidiano Resto del Carlino, Nazione e Giorno. Buon ultimo arriverà ora il gruppone orbitante attorno alla Fiat. Già, alla Fiat, perché sbaglierebbe di grosso chi pensasse che queste grandi manovre sono soltanto farina del sacco di John Elkann. Certo, il presidente del gruppo torino-americano ci tiene e ci lavora molto, a questo dossier, ma il suo manager totipotente, Sergio Marchionne, che ha oggi su tutto il gruppo un ascendente formidabile, pari forse solo a quello che ebbe Vittorio Valletta negli Anni Cinquanta, ci sta dietro con un’attenzione e una condivisione che stona con l’ostentata indifferenza alle beghe italiane del conducator dal maglioncino nero: la verità è che avere “buona stampa” non fa schifo neanche a lui.

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