Cittadini

A Torino aumenta ancora la retta per la mensa scolastica

Pubblicato

11 anni fa

5 Settembre 2013

In Sala Rossa se ne discuterà la prossima settimana ma salvo ritocchi che sono sempre possibili alle famiglie torinesi toccherà sborsare una decina di euro in più al mese per permettere ai propri figli di usufruire delle mense scolastiche (si, proprio le stesse mense di cui ci si lamenta in questi giorni perche partiranno in ritardo rispetto alla riapertura delle scuole). Il provvedimento, firmato dall’assessore alle Politiche educative Maria Grazia Pellerino, ha già suscitato molte polemiche perchè i più colpiti saranno i cittadini delle fasce medie, che subiranno un aumento di ben 16 euro, solo due invece gli euro in più per chi appartiene alla fascia di reddito più alta. La maggioranza ha però spiegato questa anomalia dicendo che “con la loro quota coprono già il cento per cento del costo, quindi non possiamo incrementare la tariffa oltre il costo del servizio”.
Vediamo nel dettaglio cosa cambierà. Per le scuole elementari chi ha un reddito Isee che va dai 9.400 ai 24.000 euro dovrà affrontare un rincaro di 15 o 16 euro al mese, da 90 a 105 euro oppure da 109 a 125 euro. Chi supera i 24 mila subirà un aumento di 6 euro, con una quota che salirà a 135 euro. Chi è invece oltre i 32 mila e chi rimane sotto 9.400vedrà solo 5 euro di aumento. Stesso discorso più o meno per le scuole materne, dove i rincari vanno da 2 a 10 euro. Dieci euro per i redditi che vanno da 9.400 a 32 mila euro l’anno. Sempre due euro per chi supera la soglia più alta. E cinque euro per i primi due scaglioni sotto i 9.400 euro di reddito Isee.
In comune la spiegazione degli ulteriori aumenti è semplice. Dalle famiglie si incassa ogni anno poco più di 30 milioni di euro, per il servizio di ristorazione, che sforna in tutto 8 milioni di pasti, si pagano 40 milioni. Questo significa che la Città di Torino, per compensare le riduzioni previste per le famiglie meno abbienti, tira fuori quasi dieci milioni di euro. Troppi per le casse più che vuote del Comune.