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Alessandria

Le motivazioni della sentenza Eternit: Schmidheiny sapeva e disinformava

Gabriele Farina

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eternitSono state rese note le motivazioni della sentenza con cui i giudici della Corte d’Appello di Torino hanno condannato a 18 anni di reclusione l’amministratore delegato di Eternit, Stephan Schmidheiny. Sono 800 pagine che spiegano in modo dettagliato come Schmidheiny non solo fosse a conoscenza dei danni provocati dall’amianto, ma addirittura disinformasse consapevolmente per poter continuare a lavorare senza le necessarie precauzioni. Secondo i giudici per almeno dieci anni si continuò a lavorare in condizioni di non sicurezza dopo che la pericolosità dell’amianto era ormai di pubblico dominio. Scrivono i giudici: “Trascorsero quasi dieci anni da allora fino a quando non fu più possibile nascondere la pericolosità delle fibre di amianto e gli stabilimenti furono costretti a chiudere. Il fenomeno epidemico si è così dilatato nel tempo con modalità che inducono a concludere come l’evento disastro non sia ancora consumato per intero”.
Ma il passo più duro della sentenza è il seguente:

“Stephan Schmidheiny utilizzò il seminario di Neuss del 1976 per impedire che i numerosi settori delle collettività ancora interessati a utilizzare i manufatti di cemento-amianto divenissero pienamente consapevoli dell’elevata nocività delle fibre sprigionate da quel materiale e pretendessero degli interventi che, se eseguiti, avrebbero reso di fatto impossibile e comunque troppo oneroso l’esercizio delle attività produttiva. A questo fine egli aveva ideato di realizzare un’opera di disinformazione diretta a creare l’erronea convinzione che sarebbe stato sufficiente rispettare i ‘valori limite di soglia’ (peraltro indicati in modo inappropriato anche in relazione alle conoscenze già allora disponibili e mai vermanete perseguiti con atti coerenti) per garantire la sicurezza dei luoghi di lavoro e delle aree a essi vicine”.

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