Ambiente
Neive: concluso il progetto di pet terapy alla casa di riposo “De Maria”
Pet terapy a Neive dove si è concluso da poco un progetto alla casa di riposo “De Maria”, durato due mesi e che ha coinvolto alcuni ospiti. Ad occuparsi di questa iniziativa è l’associazione “Le2impronte” che opera nell’ambito dell’educazione cinofila e della pet therapy presso scuole di ogni ordine e grado e centri di cura. La maggior parte dei degenti della struttura di Neive, non solo apprezza la presenza dei cani in visita, ma partecipa alle varie attività proposte dalle terapiste e dai loro pet favorendo, così la socializzazione e il rilassamento, la conversazione, l’attenzione desta e costante, nonché la riduzione, non da sottovalutare, del senso di noia e abbandono che nutrono alcuni pazienti ricoverati. Sabina Zappalà, pet terapist astigiana, ci racconta come si svolge la a terapia con ausilio di cani.
“Viene effettuata su piccoli gruppi, a rotazione, in media una volta alla settimana, un’ora alla volta, in modo da offrire la possibilità al maggior numero di persone che lo desiderano di partecipare all’incontro. Il cane viene condotto in un soggiorno o salone dove sono presenti i pazienti e un operatore della struttura stessa ed entra, dolcemente, in contatto con ogni ricoverato, per qualche minuto, sempre sotto il controllo dell’educatore. Durante questo tempo il paziente viene invitato ad accarezzare il cane, a chiamarlo per nome, a impartirgli ordini semplici e stimolato a riferire ricordi di passate esperienze con animali.
La partecipazione a questa attività è comunque molto intensa e gioiosa. Anche ricoverati che inizialmente rifiutano il contatto con il cane, dopo qualche incertezza, imitando l’esempio altrui, iniziano a partecipare all’attività come una sorta di gioco e niente è forzato o imposto. Gli obiettivi perseguiti nel progetto di Neive riguardano il miglioramento delle prestazioni fisiche motorie delle persone, quello del tono dell’umore e dello stato di benessere, delle prestazioni cognitive e relazionali.
Ci sono cani più predisposti ad interagire con persone affette da determinate patologie – prosegue Zappalà – Un malato di Parkinson, ad esempio, ha un approccio migliore con un cane di grossa taglia perché il suo tocco sussultorio non rischia di infastidire l’animale. Di solito i terapisti al primo incontro cercano di capire quale cane sia più adatto all’utente. Il cane da pet therapy essere affidabile, prevedibile, controllabile, idoneo, capace di ispirare sicurezza. Ogni razza può essere predisposta alla pet therapy, anche se ci sono razze più inclini al rapporto umano.
L’addestramento è basato sulla capacità del cane di istaurare una buona relazione emotiva e di gioco con le persone. Inoltre, deve tollerare manipolazioni e atteggiamenti irruenti ed essere preparato ai comandi di base “seduto, terra, resta”, utili durante una sessione di terapia o attività. In ogni caso, terapisti, umani e animali, devono aver superato esami di valutazione per diventare un binomio adatto all’ attività”.
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