Ambiente
Fondi dall’Europa per lo sviluppo dell’astigiano: prima di usarli bisogna cambiare modo di pensare
L’Europa è pronta a metter mano alle proprie casse grazie alla programmazione comunitaria 2014-2020 che riguarda il finanziamento destinato ad alcune aree territoriali italiane tra le quali l’astigiano e ad Asti si è discusso sull’uso di tali fondi, come gestirli e per quali attività. Una boccata d’ossigeno questa iniziativa, visti i bilanci sempre più ristretti degli enti locali, motivo per cui è necessario attuare progetti di sviluppo ma per ambire ai fondi europei occorre cambiare modo di pensare e di operare. E’ il segnale su cui sindaci, presidenti delle unioni collinari, camera di commercio, organizzazioni produttive e sindacali devono riflettere dopo la tavola rotonda “Programmazione europea 2014-2020: opportunità per lo sviluppo delle aree interne” promossa nei giorni scorsi in Provincia dal deputato Massimo Fiorio, vicepresidente della commissione agricoltura alla Camera. Qualche esempio sullo sforzo cui sono chiamati anche gli amministratori dell’astigiano: non attendere i bandi, ma essere capaci di confezionare progetti completi secondo gli obiettivi tematici indicati dall’unione europea; operare in un’ottica di associazionismo di Comuni e non di “campanile”; dimenticare le vecchie idee che non hanno visto la luce in questi anni e saper cogliere le opportunità che la programmazione europea offre anche in ambiti come il riassetto idrogeologico e la manutenzione del territorio, la sanità e il socio-assistenziale.“Siamo in grado – commenta Fiorio – di costruire un modello dei piccoli centri? La stagione che si apre con il nuovo ciclo di programmazione europea deve poter garantire alle aree rurali di disegnare il proprio futuro: per fare questo dobbiamo confrontarci sulle esigenze del territorio”. “Quelle europee sono le uniche risorse disponibili per avviare progetti di sviluppo nei prossimi dieci anni – indica Enrico Borghi, capogruppo Pd della Commissione Ambiente, territorio, lavori pubblici alla Camera e presidente Uncem (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani) – e i Comuni, chiamati a operare in forma associata, devono ripensare la propria organizzazione amministrativa”.
Inoltre, per ambire ai fondi europei secondo gli intervenuti ai lavori in Provincia, si rende obbligatorio prevedere quote di cofinanziamento dei progetti. Uno sforzo non indifferente per i Comuni, piccoli o grandi che siano. Di qui la richiesta, espressa a più voci, di “tener fuori quelle risorse dal patto di stabilità”.
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