Economia
Il difficile salvataggio del bilancio della Regione Piemonte: Undici miliardi di debito per un default annunciato
Davide Bono sul blog di Beppe Grillo cerca di fare il punto sulla tragica situazione del bilancio della Regione Piemonte. Siamo davvero vicini al default ?
Undici miliardi di debito consolidato della Regione Piemonte, ma che con gli attivi patrimoniali e finanziari scenderebbero a “soli” 5,9 miliardi. Come faremo a ripagarlo, ci si chiede? Soprattutto visti i 2.000 miliardi del debito nazionale che comportano sempre ulteriori tagli nei trasferimenti statali.
Mercoledì un Cota più agitato del solito l’ha detto ai capigruppo d’opposizione, aprendo una nuova fase della politica piemontese. Stop alla contrapposizione, apertura al dialogo. Dialogo basato non sulla fiducia reciproca, ma sulla disperazione. L’ha detto chiaro il Presidente: si tratta “solo” di salvare la Regione e consegnarla a chi vincerà le prossime elezioni (2013?) in situazione migliore di come l’hanno lasciata la premiata ditta Ghigo-Bresso (ricordiamo che Cota era Presidente del Consiglio Regionale con l’ultimo Ghigo).
E basta cercare di chi è la responsabilità (dico io: basterebbe lo facesse la Corte dei Conti con tanto di sanzioni pecuniarie!!), bisogna agire. Lo stesso PD appare in evidente imbarazzo, ha paura di affondare il coltello in un siffatto momento, anche perché il 50% della responsabilità della situazione è loro (e sa che NOI lo ricorderemo), e perché non hanno ricette per uscire dalla crisi: il capogruppo Reschigna in un’intervista propone di ridurre le partecipate e le sedi della Regione Piemonte (che genialata: già si sta facendo con scarsi risultati se non sul fronte dell’aumento dei disoccupati).
Cota ci ha detto:
1. Bisogna produrre un bilancio veritiero. E già qui immagino mi chiediate perché si dice l’ovvio.
In realtà tutti gli enti locali, la Regione e lo Stato producono bilanci “falsi”. Chiudono in pareggio o in lieve (?) disavanzo (nel 2011 la Regione -484 milioni di euro) grazie all’artifizio dei residui attivi (soldi che dovrei incassare ma che non incasso né incasserò mai, ma che continuo a riportare in bilancio di anno in anno), dei residui passivi (soldi che dovrei pagare, ma che non pago e li faccio sparire dal bilancio dopo 2 anni…come i 900 milioni di euro non pagati ai fornitori sanitari dalla Bresso), al debito commerciale cioè i famigerati ritardi di pagamento dei fornitori che soffocano e, infine, al debito finanziario, cioè ai mutui con le banche o, se va bene, la Cassa Depositie Prestiti (soldi dei correntisti postali).
Il primo passo è stato fatto: finalmente, su insistenza del PD (che ha la faccia tosta ora di chiedere pulizia sul Bilancio dopo i disastri della Giunta Bresso, la quale non s’era fatta mancare nulla, derivati compresi), oggi finalmente abbiamo una tabella dati chiara sui residui attivi/passivi nonché sulle entrate e sulle uscite “non politiche” (cioè non decise dal bilancio regionale ché è ancora in fase di gestazione), ovvero spese per mutui e spese per contabilità “speciale”. Le uscite “politiche” saranno azzerate e ridotte alle mere spese obbligatorie con tagli a pioggia su tutto (-50 milioni sulla Sanità, -200 milioni sul Trasporto, -4 milioni su Edisu, -10 milioni su politiche sociali, briciole su cultura, sport, turismo).
2. Peccato che ci sia un piccolo problema di liquidità. Cioè non abbiamo soldi per pagare le spese correnti obbligatorie (sanità, stipendi, trasporto e trasferimenti alle Province, cultura, formazione…), che si acuisce a giugno, quando sono da pagare la maggior parte delle rate dei mutui. E per questo nel bilancio previsionale 2013 la Giunta Cota aveva inserito entrate gonfiatissime nel Titolo IV (alienazioni immobiliari). Parliamo di 630 milioni di euro (ora più prudenzialmente ridotti a 135 milioni vista la crisi del mattone) che dovrebbero entrare dal Fondo Immobiliare Regionale e dal Fondo Immobiliare Sanitario, di cui vi avevo già parlato qui. Questi pensano di ricavare liquidità, mettendo in un fondo gli ospedali e affittandoli. Non è questo un derivato? Non è incassare liquidità poca e maledetta oggi e rinviare i danni a tra 20 anni, quando dovremo riacquistare gli ospedali o venderli definitivamente? Non s’azzardino a provarci. Ho presentato in Finanziaria 2013 un emendamento atto a cancellare il Fondo Immobiliare Sanitario e sono pronto a presentare centinaia di emendamenti a supporto. Sperando che il centro-sinistra che su questo tema, a parole, è molto caldo, lo sia anche nei fatti (come mai potendo contare su 21 consiglieri non ha fatto ancora nulla di concreto?).
Nel frattempo i crediti dei fornitori andrebbero onorati. Se infatti non pago in tempo i fornitori, tutta l’economia ne soffre e si crea un sistema basato sul debito (dei fornitori e/o della Regione se si usano buona parte delle ricette nazionali, come certificazione, anticipazione, cessione pro soluto o pro solvendo del credito), con gli interessi che ci strangolano. Questa è il momento ultimo per lanciare una vera compensazione crediti aziende/tasse ed introdurre una moneta locale accettata da enti locali e Regione. Chissà che la macroregione del Nord non ci stupisca favorevolmente o arriverà prima Crocetta che per ora propone solo dei poco chiari “trinacria bond”?
3. Rientro del debito. Buona la proposta di Cota di chiedere una moratoria del pagamento del debito a CDP di un anno. Non capisco però perché limitata a CDP. In fondo non stiamo pagando i fornitori, perché dovremmo riservare un trattamento speciale alle banche? Il debito, dicono, è stato già rinegoziato a 30 anni dalla Bresso e non può essere più rinegoziato. Bene, andiamo a studiarlo bene, mutuo per mutuo e capiamo come ristrutturarlo. Tutto. Per questo ho chiesto una rendicontazione dettagliata di tutti i mutui accesi dalla Regione e loro piano di ammortamento.
4. I fondi FAS sono fondi per investimenti nelle aree sottosviluppate e sono stati inventati per il Mezzogiorno. Cota vuole usarne 300 milioni (su 750 che però potrebbero diventare 539, di cui 102 già impegnati) per tappare parte del disavanzo dell’anno scorso, di cui ancora non si conosce l’entità complessiva (parrebbe 150 milioni per la Sanità e 150 milioni per i trasporti del 2012). Pensate che smacco doverli usare per una Giunta leghista, mendicandone la fattibilità a Roma, la “ladrona”. Mi sono permesso di sottolineare che i 140 milioni di euro di FAS impegnati dalla Regione per il tunnel sotto Corso Grosseto (come compensazione della linea Torino-Lyon) forse potrebbero essere “rinviati” a momento più propizio (cioè mai!), ma non ho ricevuto risposta. Quali altri fondi FAS sono o vogliono essere usati per le “compensazioni al TAV“?
Chiudo dicendo che un conto è il bilancio di un ente, un altro la macroeconomia e le ricadute sociali. Un amministratore che scinde i due piani è pericoloso. Mi spiego: si potrebbe pensare semplicemente a far quadrare i conti della Regione, al limite di un commissariamento, non garantendo più i servizi, esempio trasporto pubblico locale, servizi sociali ecc…e licenziando frotte di dipendenti pubblici (la logica di Progett’Azione). Ma questo avrebbe delle ricadute sociali ed economiche spaventose: crollo dei servizi, ma soprattutto centinaia di famiglie che perdono lavoro e conseguente calo dei consumi, chiusura di altre attività economiche (bar, ristoranti eccc…) e avvitamento della recessione. Ad oggi si parla in Regione di un piano per circa 367 licenziamenti di tempi determinati, compresi gli enti strumentali, di circa quattrocento pre-pensionamenti entro il 2018, di prolungamento del blocco del turnover, di 60 in mobilità individuale verso enti locali, di 130 trasformazioni a part time, di 110 telelavoro per un risparmio di 40 milioni di euro l’anno a regime.
Facile a dire oggi che questo “efficientamento” andava fatto quando l’economia girava bene e non ora in cui servirebbero “investimenti pubblici”. Invece negli anni precedenti la Regione era diventata un poltronificio per amici, parenti e trombati di partito.
Affinché si ottenga qualcosa di sostenibile e duraturo, bisogna quindi fare negli enti locali un’operazione ragionata, prolungata nel tempo, di concerto con un profondo cambiamento della politica nazionale. Che preveda il non rispetto di almeno uno dei trattati europei (o sul pareggio di bilancio o sul meccanismo di stabilità o il Fiscal Compact). Se no il destino è il default ed il commissariamento da parte della troika con collasso a paese del terzo mondo. Se poi i banchieri tedeschi vogliono buttarci fuori dall’Euro che lo facciano, la disintegrazione dell’Euro sarà il loro fallimento loro, dei burocrati e tecnocrati (anche italiani…Prodi?) che hanno creato un’unione monetaria senza aver prima realizzato un’unione fiscale, di politiche del lavoro, previdenziale, di politiche scolastiche…
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