Alessandria
Industria manifatturiera: nel 2012 investimenti fermi in provincia di Alessandria
La Camera di Commercio di Alessandria ha reso noti i risultati inerenti l’anno 2012 dell’indagine sull’industria manifatturiera condotta da Unioncamere Piemonte. I risultati della ricerca non sono tra i più lusinghieri, ed evidenziano, ancora una volta, il perdurare di una situazione di crisi che più che attenuarsi, pare acutizzarsi.
Nell’anno appena trascorso, il 61,5% gli investimenti delle industrie alessandrine non ha effettuato alcun investimento, il 24,9% ha investito per importi inferiori a € 25.000 e il 9,5% per importi fra € 25.000 e € 100.000.
Solo il 4,1% delle industrie ha investito per importi superiori a € 100.000.
Secondo l’indagine, gli investimenti delle imprese sono stati utilizzati principalmente per l’acquisto di macchinari e attrezzature (75,6%) e in sistemi elettronici (23,4%).
Per quanto concerne le finalità degli investimenti nel 2012, il 56% delle imprese ha agito con l’intento di di sostituire attrezzature e impianti obsoleti, il 38% per migliorare l’efficienza e il 27,6% per migliorare la qualità dei prodotti.
“I numeri sopra riportati mettono in luce una situazione di stasi gravissima, con quasi il 62% delle industrie del territorio che denunciano zero investimenti nel corso dell’esercizio 2012. Solo il 4% delle aziende ha investito per importi superiori ai 100mila euro. Sono numeri che non abbiamo visto rilevare negli ultimi 25 anni” -Commenta il Presidente della Camera di Commercio di Alessandria, Piero Martinotti, che aggiunge: “Questi numeri sono il segnale di una economia impossibilitata a investire e con il problema della sopravvivenza quotidiana. Ma senza programmazione e investimenti per il futuro non si fa industria”.
Il presidente della Camera di Commercio alessandrina punta il dito contro la mancanza di una politica industriale: “Questa situazione causerà tempi più lunghi di ripresa anche quando questa comincerà a manifestarsi. La responsabilità é solo parzialmente degli imprenditori. Non sono loro che hanno causato perdita di potere d’acquisto alle famiglie, salari bloccati, disoccupazione al 12%, assenza di investimenti infrastrutturali, politiche di bilancio salva-stato e ammazza-imprese, tassazioni da record olimpico, cali di consumi doppi rispetto all’inflazione”.
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