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Cronaca

Banda di truffatori mette in atto la “frode carosello” per una truffa da 16milioni di euro

Redazione Quotidiano Piemontese

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guardia-di-finanza-cappello_21091Frode carosello, ovvero evasione dell’Iva e in grande stile, 16milioni di euro. La guardia di finanza di Torino ha arrestato una banda, composta da 5 persone, dedita a frodare il fisco. I malfattori sono tutti di Torino e provincia, commercializzavano in prodotti informatici. Sono coinvolte 3 società, cointeressate dai medesimi soggetti arrestati, chiuse dopo un breve periodo di attività. L’operazione dei finanzieri, ancora in corso, con utilizzo da mercoledì 27 febbraio di venti militari del nucleo polizia tributaria impegnati nell’esecuzione degli arresti e nelle perquisizioni, ha avuto origine da una verifica fiscale nei confronti di una delle aziende da parte della locale direzione regionale dell’agenzia delle entrate, che aveva ricostruito il meccanismo fraudolento finalizzato all’evasione dell’Iva e segnalato alla procura della Repubblica le situazioni emerse.

Nello specifico, si parla di emissione di fatture false per 16 milioni di euro, distruzione oppure occultamento delle scritture contabili, reati tributari perpetrati su base associativa dal marzo 2011 sino a tutto il 2012 per godere di svariati vantaggi fiscali.

Gli arrestati, già gravati da specifici precedenti, sono risultati, con vari ruoli, i “gestori” dei 3 missing trader coinvolti. Con questo termine vengono individuati i soggetti economici (solitamente ditte individuali o società a responsabilità limitata unipersonale, e con amministratore un mero “prestanome” o nullatenente), caratterizzati da una “vita breve”, sconosciuti al fisco, con una forte posizione debitoria dell’Iva che sistematicamente non viene versata all’erario.

La frode cosiddetta “carosello” sfrutta il meccanismo di applicazione dell’Iva per le operazioni in ambito comunitario che esclude la detrazione del tributo in caso di acquisto effettuato da un fornitore dell’unione europea. Per consentire all’impresa acquirente di fruire, anche in tali casi, della detrazione dell’Iva, viene viene interposto “fittiziamente” un soggetto italiano nell’acquisto dei beni tra quello comunitario reale che vende e l’effettivo cliente residente in Italia. Quest’ultimo riceve la merce dall’operatore europeo ma “sulla carta” l’acquista dal “prestanome”, che emette una fattura con Iva, senza però versarla, mentre l’acquirente la detrae.

Tutto senza lasciare traccia. In tal modo, le aziende acquirenti, rivenditori finali dei beni alla gran massa dei consumatori, potevano detrarre l’Iva sugli acquisti (ovvero richiederla a rimborso) utilizzando la fattura emessa dalla ditta italiana, anche se ricevevano la merce direttamente dal fornitore comunitario con possibilità di praticare alla propria clientela migliori condizioni commerciali, con inevitabili effetti distorsivi sul mercato. Sono in corso gli accertamenti nei confronti dei “clienti” degli operatori implicati, che potrebbero essere chiamati a rispondere del reato di dichiarazione fraudolenta mediante utilizzo di fatture fittizie nel caso in cui non risultassero “ignari” della frode.

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