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Economia

La crisi mette in grave difficoltà il settore edile in Piemonte

Redazione Quotidiano Piemontese

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casaGrido d’allarme per il settore edilizio in Piemonte: è in ginocchio e non ci sono segnali di ripresa. I bandi pubblicati nel 2012 sono stati pari a circa 343 milioni di euro, proseguendo un trend in continua riduzione, ben oltre il 40% rispetto al 2009.   Anche il mercato si sta fermando: a Torino e provincia le transazioni sono state meno di 5.000 nel secondo semestre 2012, quasi il 20% in meno rispetto allo stesso periodo del 2011, e il dato sui permessi di costruire mostra una riduzione su base annua del 36% della superficie utile.  La crisi si manifesta anche nei dati sull’occupazione: nel 2012 le ore di cassa integrazione sono state complessivamente 2.591.521, con un incremento del 138% dal 2009 al 2012. 

Per il primo semestre 2013 non si prevedono miglioramenti: nessuna impresa ha intenzione di assumere e il 60% prevede una riduzione di occupazione (era il 30% nel primo semestre dello scorso anno), il 65% si attende una riduzione di fatturato (43% nel primo semestre 2012), oltre il 70% non intende investire e i mesi di lavoro assicurati sono in media 10 per i lavori privati (contro i 13 del I semestre 2012) e 5 per i lavori pubblici.

Per il Collegio Costruttori con l’introduzione dell’Imu, che ha portato l’aliquota dall’1 per mille al 5,75 per mille, e con la revisione del 60% delle rendite catastali, le aziende edili torinesi subiscono una tassazione di quasi 10 volte superiore sugli edifici ad affitto concordato rispetto a quanto accadeva con l’Ici.

Per il presidente del Collegio Costruttori di Torino, Alessandro Cherio : “E’ come un ferito grave dopo un incidente stradale: se passando non vi fermate a prestare aiuto, è omissione di soccorso. La crisi  ha congelato il settore, le imprese si stanno contraendo per numero e dimensione, sempre meno prevedono possibili sviluppi e la spinta di speranza che le ha sostenute fino ad oggi si sta esaurendo. Molteplici sono le ragioni di questo tracollo: le difficoltà nell’accesso al credito, sia per le imprese di costruzione sia per i loro clienti, in particolare per le famiglie, che non riescono più ad ottenere il mutuo per la casa; decenni di finanza pubblica fuori controllo, che hanno portato alla crisi del debito pubblico; una fiscalità assurdamente punitiva ed una normativa intricata e contraddittoria che allunga i tempi dell’investimento immobiliare e ne incrementa l’incertezza.

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