Piemonte
Un 2012 difficilissimo per le aziende in Piemonte: ne muoiono più di quelle che nascono
La crisi ha messo a dura prova il tessuto produttivo piemontese arrestandone il dinamismo e l’espansione. Nel 2012 sono state 28.904 le aziende nate in Piemonte, a fronte delle 30.588 nuove iscrizioni registrate nel corso del 2011. Al netto delle 30.834 cessazioni, il saldo è negativo per 1.930 unità, dato che porta a 461.564 le imprese complessivamente registrate a fine dicembre 2012 presso il Registro delle imprese delle Camere di commercio piemontesi. Il bilancio tra nuove iscrizioni e cessazioni si traduce in un tasso di crescita del -0,41%, inferiore a quello registrato nel 2011, quando era stato del +0,18%, e di segno negativo per la prima volta in dodici anni. Il tasso di crescita piemontese risulta in controtendenza rispetto al tasso di crescita registrato a livello complessivo nazionale.
Il dato provinciale è mediamente negativo, a eccezione di quello di Novara: che rileva un tasso di crescita positivo (+0,52%). Negativi i tassi di crescita rilevati dalla base imprenditoriale di tutte le altre province: Asti (-1,29%), Cuneo (-0,94%), Vercelli (-0,83%), Alessandria (- 0,77%) e Biella (-0,72%) sono i territori che hanno accusato in maggior misura gli impatti negativi della crisi, mentre risultano più contenute le perdite registrate dal Verbano Cusio Ossola (-0,41%) e da Torino (-0,15%).
Valutando le variazioni annuali delle imprese registrate per settori di attività economica si osserva come soltanto il comparto del turismo abbia registrato una variazione percentuale positiva (+1,17%); risultano, invece, negative, le variazioni registrate da tutti gli altri settori di attività economica, comprese tra il -0,23% degli altri servizi e il -2,13% dell’industria in senso stretto, passando per le variazioni del -2,03% dell’agricoltura e del -1,46% del commercio.
Commenta Ferruccio Dardanello, Presidente Unioncamere Piemonte: “I settori imprenditoriali storici soffrono e non si possono continuare a ignorare i segnali di profondo affanno che ci arrivano dall’aumento delle cessazioni nel 2012. Solo il turismo piemontese regge gli urti della crisi e tiene più degli altri settori economici: un segno, questo, della fase di terziarizzazione che stiamo vivendo e che va sostenuta con politiche efficaci e urgenti. Le aziende e l’intero sistema economico non possono più aspettare: la politica deve rimettere al centro della sua azione l’impresa, spina dorsale dell’intera economia nazionale, da cui dipendono lavoro e occupazione. Si deve ridurre il carico fiscale, sburocratizzare, internazionalizzare e permettere a nuove aziende di nascere. Qui e ora”.
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