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Piemonte

Candidature: Mattiello spiega l’adesione al PD

Redazione Quotidiano Piemontese

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MattielloHa creato parecchi malumori all’interno del Partito Democratico piemontese la scelta, imposta da Roma, di candidare Davide Mattiello già braccio destro di don Luigi Ciotti e anima della fondazione Benvenuti in Italia. Perciò l’esponente del mondo legato al Gruppo Abele ha voluto spiegare in questa missiva le ragioni di una scelta che, a molti, può apparire contro tendenza rispetto al suo percorso ma in cui conferma l’assenza di conflitti d’interesse a livello associazionistico.
“Amici, ho accettato la candidatura alla Camera dei Deputati propostami dal Partito Democratico. Un riconoscimento reciproco”. 

Il Partito Democratico ha visto in me il rappresentante di un movimento (…) fatto di comunità di accoglienza, di educazione alla cittadinanza nelle scuole, di reti anti mafia, di cooperazione per il lavoro. Io vedo nel Partito Democratico il più importante partito popolare e riformista del Paese.

Non ho mai fatto parte di un partito, ma faccio parte di un gruppo che ha da sempre chiara la necessità di alimentare la Repubblica, attraverso l’utilizzo degli strumenti previsti dalla Costituzione e tra questi i partiti. Ogni partito ha le sue contraddizioni e il PD non fa eccezione, ma chi non voglia abitare il conflitto è meglio che faccia altro e non politica.

Le modalità di questa candidatura mi permettono per altro di portare dentro il PD e dentro la politica italiana, la nostra storia ed è di questa intanto che rispondo. Lavorerò lealmente con il Partito Democratico, perché esca dalle urne come sicura forza di governo del Paese, confortato dalla prossimità di persone che stimo, come Cesare Damiano e Ignazio Marino. Bene ha fatto Bersani ad adottare il motto “L’Italia giusta”, mi ci ritrovo senz’altro. L’Italia sarà più giusta prima di tutto se ci sarà più lavoro, lavoro vero, libero da ogni forma di sfruttamento.

L’Italia sarà più giusta se compirà la rivoluzione della normalità, attraverso una legge che sia uguale per tutti, se saprà aggredire con efficacia il circuito vizioso fatto di evasione fiscale, corruzione, traffici illeciti, finanza d’azzardo. L’Italia merita una politica all’altezza della sua migliore cultura e merita una cultura che investa sull’educazione e la ricerca, scommetta sui futuri cittadini, costruisca coesione sociale e una religione civile italiana.

Per prepararci collettivamente all’impegno diretto in politica abbiamo cominciato un lungo cammino: tre anni fa mi dimettevo dalla presidenza di ACMOS, dalla referenza di Libera Piemonte e questa estate uscivo al termine del mandato triennale dall’ufficio di Presidenza di Libera.

Passi fatti per distinguere e tutelare, per evitare ogni forma di strumentalizzazione e contemporaneamente per condividere l’ambizione più alta, quella di contribuire al rinnovamento delle forme della politica, ecco perché abbiamo inventato la Fondazione Benvenuti in Italia (ne abbiamo scritto nel nostro primo libro Adesso, fare nuova la politica, uscito per EGA nel 2011).

Amiamo caparbiamente e talvolta dolorosamente il nostro Paese, per questo il nostro saluto, che è anche il nostro programma, è Benvenuti in Italia!

 

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