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Alessandria

La grosse difficoltà della Cerutti di Casale Monferrato: la crisi della stampa e di chi ne faceva le rotative

Redazione Quotidiano Piemontese

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cerutti-casaleUn’altra storica azienda piemontese è in grave crisi e dovrà prendere gravi provvedimenti per tentare di salvarsi. Si tratta della Cerutti di Casale Monferrato, che è leader mondiale nel settore delle macchine da stampa, leader però in un settore quello della stampa su carta in crisi mortale per l’arrivo del digitale. Prima di Natale l’azienda ha comunicato la necessità di procedere alla chiusura delle attività di produzione dello stabilimento di Casale Monferrato e di trasferire 130 lavoratori da Casale a Vercelli. Contestualmente la Cerutti ha dichiarato un esubero strutturale di 170 esuberi nei due stabilimenti piemontesi. 

La Cerutti  ha comunicato di avere affidato ad una società l’incarico di certificare il nuovo piano industriale al fine per cercare nuovi partner societari che possano portare risorse finanziarie necessarie per risollevare il gruppo dalla crisi . Sta per partire una nuova fase con 6 mesi di contratti di solidarietà fino al 18 luglio 2013, e completare il trasferimento dei dipendenti da Casale e Vercelli entro luglio 2013.

I sindacati non hanno accettato le comunicazioni dell’azienda: ” pur riconoscendo la difficile situazione, è inaccettabile che la Cerutti arrivi il 18 dicembre, a solo un mese dalla scadenza dei contratti di solidarietà, a comunicare notizie così drammatiche per tutti i lavoratori. La mancanza di un serio piano industriale, i licenziamenti, i trasferimenti e la chiusura di uno stabilimento, ma soprattutto la mancata conoscenza di chi subentrerà e con quali percentuali, in sostanza del futuro della OMG Cerutti, sono per noi condizioni inaccettabili poste dall’azienda”.

Ora ci si aspetta qualche risposta dal nuovo incontro del 7 gennaio con la Confindustria di Vercelli ed Alessandria.

Linkiesta racconta l’epopea e la difficilissima crisi dell’azienda casalese

Venticinque anni dopo è tutt’altra epoca. Il calo di vendite di riviste e giornali è all’ordine del giorno. Forse non scompariranno, ma – è notizia di questa settimana – persino lo storico magazine americano Newsweek ha stampato la sua ultima edizione cartacea. E qualcuno allude al fatto che la prossima testata a fermare le rotative potrebbe essere il Time. La nostra è proprio un’altra epoca e si manifesta in tutta la sua difficoltà con le proteste di questi giorni dei lavoratori a Casale e a Vercelli, davanti agli stabilimenti (510 dipendenti tra le due sedi) della capogruppo Omg Cerutti (per intero, Officine meccaniche Giovanni Cerutti).

Con esuberi (170, di cui 110 indiretti e 60 diretti) confermati e con trasferimenti (130), al momento congelati. «Ai suma nen!». Non ci siamo, dicono i lavoratori. «La catu pi nen ‘na machina ‘d fer». Tradotto: nessuno vuole più acquistare una rotativa di ferro. Sì, proprio quelle rotative – macchine eccellenti apprezzate in tutto il mondo – che stampavano (o stampano ancora) Life, Der Spiegel, il National Geographic, Playboy, Paris Match, L’Espresso o Panorama. Crisi annunciata, dicono tutti. Non un fulmine a ciel sereno, ma una doccia gelata, perché arriva il 18 dicembre, a solo un mese dalla scadenza dei contratti di solidarietà a cui ricorre da ben tre anni il gruppo. Si poteva prevenire? «L’azienda – sostiene Mirko Oliaro, segretario provinciale Fiom-Cgil – pensava bastasse mantenere il quasi monopolio del mercato per sfidare la crisi del settore, invece è rimasta indietro, non è riuscita a costruire una prospettiva. E sulle decisioni pesa anche l’indebitamento con le banche, 117 milioni di euro». Per Casale (famosa per il caso Eternit), 36 mila abitanti, è uno choc, perché alla crisi Cerutti si somma quella Bistefani (in vendita a Bauli), le due aziende più prestigiose del territorio. Al tavolo della Prefettura di Alessandria, le parti si sono incontrate e per la questione Cerutti si è visto qualche spiraglio positivo (la chiusura dello stabilimento produttivo di Casale data per molto probabile non è più così certa). I sindacati hanno sospeso lo sciopero iniziato quattro giorni prima. Ma si tratta solo di un armistizio. E la questione è destinata a riaprirsi dopo l’Epifania.

La Cerutti, che qui è un’istituzione, ha una storia quasi centenaria: fu fondata nel 1920 da Giovanni, il capostipite che decise di proseguire la tradizione di famiglia nel settore delle costruzioni meccaniche, e, nel 1949, ebbe l’intuizione di puntare sulle macchine da stampa rotocalco. La prima, interamente prodotta in Piemonte, fu consegnata alla Prasa di Varsavia, che produceva tovaglie in Pvc. Nel giro di pochi anni, con l’apertura della grande fabbrica in via Marcello Adam a Casale, l’azienda si lanciò nell’editoria. E Tempo (un settimanale che veniva stampato a Milano), Famiglia Cristiana, la casa editrice Mondadori furono le prime a installare una rotativa Cerutti di grandi dimensioni. Dieci anni dopo, l’azienda aprì una fabbrica a Vercelli, e questa volta l’intuizione fu di Luigi, il figlio di Giovanni, che trasferì la tecnica del rotocalco alla stampa di materiali da imballaggio.

Tra Casale e Vercelli, Omg Cerutti conta 310 dipendenti nel primo stabilimento, 200 nel secondo. Nel primo, la casa madre, si producono macchine da rivista (il settore dei quotidiani, con La Repubblica, occupa una parte marginale sul totale delle commesse) ed è a rischio. All’interno, trova sede anche Cerutti Packaging Equipment, una newco nata nel 2011. L’azienda si trova ora in una situazione difficile: debiti e crisi di liquidità. Le condizioni di mercato prevederebbero la vendita di solo 35 macchine nel triennio 2013-2015. Numeri che, secondo la società, andrebbero a giustificare la chiusura dello stabilimento casalese. Anche i trasferimenti, ancora in sospeso, la motivano: se ai 310 dipendenti di Casale si escludono i 100 di Cerutti Packaging Equipment, ne rimangono 210, 130 dovrebbero essere trasferiti a Vercelli, ne restano 80, che potrebbero finire nel calderone esuberi. Secondo i sindacati l’azienda «ha affidato a terzi l’incarico di certificare il nuovo piano industriale al fine di trovare nuovi partner societari che possano portare risorse necessarie per risollevare il gruppo». Omg Cerutti smentisce: «Non abbiamo mai detto che la società ha contattato un advisor per la ricerca di nuovi partner. Lo stiamo cercando per confrontarci sul nostro piano industriale». Il bilancio consolidato del 2011 si è chiuso con una perdita di circa 24 milioni di euro. Durante la stesura, il consiglio d’amministrazione aveva ipotizzato due strade per poter superare la situazione critica: vendita di società e asset; conseguimento di risultati economici gestionali positivi da parte delle controllate.

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