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Economia

I dipendenti della Rear: ha torto chi nega il problema, abbiamo chiesto aiuto ai vertici torinesi, ci ha risposto un cittadino britannico

Redazione Quotidiano Piemontese

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In un’affollata  conferenza stampa nella sede del sindacato di base Usb i lavoratori licenziati dalla Rear hanno raccontato la loro storia che è stata evidenziata grazie all’attenzione creata dal gesto del regista Ken Loach considerato un guru  della presunta sinistra in cui affonda le radici l’organizzazione della rassegna torinese. Ken Loach è stato però criticato da vari esponenti della cultura e della politica torinese che hanno considerato il suo gesto troppo impulsivo e irrispettoso del Festival. 

La vicenda che ha portato al gran rifiuto di Ken Loach è nata dall’iniziativa di Federico Altieri, dipendente della cooperativa Rear, che fa capo al consigliere regionale del Pd e vicepresidente della Commissione cultura Mario Laus. Altieri lavorava al Museo del Cinema, a cui fa capo l’organizzazione del Festival, all’interno della Mole Antoneliana. La sua cooperativa fornisce in outsourcing il servizio di biglietteria, accoglienza e prenotazioni, oltre che il servizio di ascensore panoramico.

I lavoratori della cooperativa Rear sono stati assunti con un contratto privato molto contestato, l’Unci, che prevede una paga oraria base di 5,40 euro, e ora chiedono una regolamentazione unica, e soprattuto l’internalizzazione dei servizi svolti, vale a dire l’assunzione diretta.

L’ambiente di lavoro  denuncia l’Usb, non è tra i migliori: si verificano demansionamenti e trasferimenti, tagli di orario, e alla retribuzione, definiti ritorsivi. Federico Altieri fu licenziato dopo il suo voto contrario in assemblea nel giugno 2011 al taglio della retribuzione in particolare per aver espresso solidarietà su una sua maglietta ad una collega, con 11 anni di anzianità. Un anno dopo il tribunale di Torino ha dichiarato illegittimo il licenziamento.

A questo punto Federico Altieri dopo aver visto film di Ken Loach Bread and Roses contatta il regista: “Mi è venuto di scrivere a Loach, così come si scrive al Papa”. Inaspettatamente Ken Loach ha risposto  dopo pochi giorni, si è informato, ha ricevuto la documentazione legale e ha deciso di dare solidarietà ai lavoratori della coop, annunciando il suo clamoroso forfait un atto come un pugno allo stomaco: bruciante per gli organizzatori del festival e una certa classe dirigente della città. ”E’ stata una scelta ragionata. Noi non volevamo – dice Altieri – anche per rispetto di chi aveva lavorato con lui”.

Dopo il gesto di Loach e in vista della scadenza a fine anno dell’appalto Rear, l’assessore regionale alla regione Cultura Michele Coppola si è dichiarato disponibile a individurare un unico contratto di riferimento, mentre un fronte trasversale che va da Rifondazione comunista alle cooperative bianche chiede l’applicazione di quanto previsto dai contratti nazionali siglati con i sindacati maggiormente rappresentativi.

I lavoratori hanno chiesto anche aiuto ai politici in campagna elettorale per le primarie. Dice Federico Altieri, uno dei licenziati -“Ken Loach ci ha risposto, ora vorremmo sapere che cosa ne pensano Bersani, Renzi e Vendola. A Torino il peso della crisi è sulle spalle degli operai, loro che dicono?.Noi  accogliamo i turisti al Museo del Cinema nella Mole Antonelliana, simbolo della città. I visitatori ci vedono ben vestiti e pensano che siamo dipendenti pubblici con un lavoro sicuro e ben pagato. Noi abbozziamo, ma la realtà è una busta paga di 5 euro l’ora e il contratto Unci, che alcune sentenze del Consiglio di Stato hanno dichiarato illegittimo perché non rispettoso della dignità del lavoro. I cinque di noi che sono stati licenziati avevano tutti votato no alla riduzione di stipendio che la cooperativa Rear ha fatto approvare all’assemblea con la motivazione della crisi”.

L’Usb ha annunciato una mobilitazione costante durante la rassegna cinematografica annunciando cose clamorose e denuncia:  “la  situazione di sfruttamento e precarietà alimentata dalle esternalizzazioni e dall’applicazione di contratti economicamente illegittimi  che ha progressivamente leso i diritti dei lavoratori fino al punto di lasciarli totalmente in balia dell’arbitrio dei datori di lavoro e dei poteri forti grazie a forme di lavoro atipiche che rendono costantemente il lavoratore sotto ricatto e meno libero di denunciare le proprie condizioni lavorative.

Nonostante le accuse rivolte al nostro sindacato da gran parte della stampa e del mondo politico, di mettere in atto una strategia della tensione e di boicottaggio fine a se stesso, il nostro movimento, retto e sostenuto da semplici lavoratori, si contraddistingue semmai nel fare una cosa molto semplice: denunciare l’esistenza di problemi reali che altri fingono di non vedere, per poi agire di conseguenza.

I dati di fatto che noi mettiamo all’attenzione di tutti sono i seguenti: Esiste nel settore della cultura e dello spettacolo una disparità di contratti e di stipendio a parità di mansione svolta. Il sistema degli appalti e delle esternalizzazioni genera spesso paghe da fame e alimenta un sistema torinese basato su interessi di gruppi privati che palesano evidenti conflitti d’interesse;  l’USB non ha mai chiesto a Ken Loach di boicottare il Tff, ma egli, contattato dal lavoratore licenziato e dopo essersi di sua scelta informato sulla questione ha deciso di non ritirare il premio”.

Per cominciare questa sera l’inaugurazione del trentesimo Torino Film Festival  avrà una cornice movimentata, per la manifestazione dei lavoratori della cooperativa Rear che con la denuncia delle loro condizioni di lavoro hanno spinto Ken Loach a rinunciare al previsto premio alla carriera.

 

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