Economia
Il tutti contro tutti per il futuro del Csi Piemonte: le reazioni di Bono, Cerutti e Artesio
Dopo l’ultima assemblea dei soci del Csi Piemonte l’opposizione si lancia contro la maggioranza nelle persone di Monferino e De Capitani e contro il direttore De Capitani. Per Davide Bono capogruppo in consiglio regionale MoVimento 5 Stelle: “Continua la saga del Csi Piemonte. Tre uomini, Giordano, Monferino e De Capitani che, apparentemente, non concordano neanche sull’ora legale. Dopo n emendamenti sulla governance del futuro Csi che hanno visto contrapposti Lega e parte del Pdl, per un Csi un po’ commissariato, un po’ spezzatino, un po’ Agency e Factory, con società di committenza, finalmente spunta la proposta di un piano industriale, unico strumento che potrebbe dirci qualcosa sul futuro dello strategico consorzio informatico piemontese.
Forse è tardi, visto che nell’ultimo, contestatissimo, cda, le ASL, spinte dall’Assessore Monferino, si sono astenute e stanno già andando ad affidare servizi altrove (vedasi ASL TO1). Di chi è quindi la responsabilità di questo colposo ritardo sul piano industriale, mirato a far perdere credibilità e solidità al CSI, per poterlo vendere per quattro soldi ad aziende dell’ICT che, si dice, le diverse parti politiche già stanno contattando. Di Giordano, di Monferino o di De Capitani?
Che fine ha fatto lo sbandierato licenziamento di 15 dirigenti? Si attende per caso di scorporare rami d’azienda per affidarli a loro una volta privatizzati? Quali sono le reali prospettive per il CSI per il 2013? A quanto ammontano gli affidamenti della Regione, al netto della fuga delle ASL? Come mai il CSI continua ad avere un presidente che svolge contemporaneamente le funzioni di committente e di affidatario? Un’azienda che vanta 144 milioni di crediti a fronte di 69 milioni di debiti contratti con le banche per i mancati pagamenti, può davvero dirsi in crisi? O sono in crisi gli enti locali? Chi rivendica la non sostenibilità economica del CSI, su quali basi lo fa? Dove sono gli studi degli advisor incaricati dalla Regione? E, in ultimo, dove sono i conti reali del CSI PIemonte?”.
Per Monica Cerutti di Sel: “Le comunicazioni dell’assessore Giordano alla Commissione Bilancio regionale sull’assemblea dei soci del CSI-Piermonte hanno certificato la divisione all’interno della giunta e della maggioranza sul futuro del CSI-Piemonte. L’assessore Giordano ha dichiarato di avere lavorato intensamente a costruire la linea passata all’assemblea, ad eccezione del commissariamento che è risultato non possibile. L’impegno assunto è quello di elaborare il piano strategico e di sviluppo del consorzio entro il 7 dicembre 2012.
Su questo indirizzo non si sono ritrovate le Aziende sanitarie che si sono astenute, e dunque lo stesso assessore Monferino. E i fatti lo dimostrano: le ASL stanno man mano procedendo in affidamenti ad altre aziende delle attività informatiche sanitarie, addirittura anche in assenza di gara come sarebbe avvenuto per la TO1, quando la normativa vigente lo prevede data l’entità del bando. L’assessore Monferino sarebbe, non si capisce con quale mandato e intento, alla ricerca di investitori privati per il consorzio, anche perchè nello stesso tempo sta contribuendo a demolirne l’immagine pubblica e a spolparne le commesse. Siamo a un comportamento che poco è definire contraddittorio.
A ciò si aggiunge che lo stesso presidente Burzi di Progett’azione ha dichiarato di non condividere il documento dell’assemblea dei soci, ritrovandosi nell’astensione delle aziende sanitarie. A questo punto chiediamo per coerenza e per il bene del consorzio ad uno almeno dei due assessori, Giordano e Monferino, un passo indietro. Cota decida a chi confermare le deleghe e la sua fiducia.
Per Eleonora Artesio di Fds “Dall’assemblea dei soci in cui la Giunta regionale è stata sconfessata dal voto di astensione delle Asl alla Commissione di stamane è stato un susseguirsi di atti di orgoglio dell’assessore Giordano sulle proprie prerogative e di asserzioni economiciste dell’assessore Monferino”.
In mezzo il Consorzio, chi vi lavora, chi deve riceverne i servizi. Sarebbe sbagliato ridurre alla competizione politica e alla precarietà della Giunta. La questione: sul piatto ci sono partite economiche rilevanti, quali le commesse informatiche delle Asl. E’ stupefacente che mentre prevale una rappresentazione della sanità come una idrovora insaziabile, poi in tanti si affannino a entrare nella partita.
Nel 2009 Confindustria scriveva ai Presidenti delle Regioni offrendo i servigi dell’imprenditoria per le funzioni non cliniche della sanità, dall’ingegneria all’informatica appunto; ovviamente sull’assunto che il privato sarebbe stato più efficiente e più economico. La riduzione della spesa pubblica su cui si fonda la demolizione in corso dei servizi sociali diventa anche la promessa con la quale il privato si candida a subentrare e solo tra qualche anno, se malauguratamente l’impresa dovesse riuscire, scopriremo le perdite.
Drammaticamente il Piemonte è precursore di questa deriva: in una settimana hanno proposto un fondo immobiliare pubblico/privato cui conferire i beni della sanità e annunciato l’interesse di un gruppo americano ad acquisire partecipazioni del consorzio pubblico dell’informatica. Quando fu nominato l’assessore Monferino su indicazione di Sergio Marchionne ci domandammo perché: qualcuno potrebbe porsi adesso la stessa domanda e cominciare a trovare qualche risposta.
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