Piemonte
Per il direttore del Csi Piemonte l’azienda non è fuori mercato
Il direttore del Csi Piemonte Stefano De Capitani in una nota risponde a Paolo Monferrino: “Alcune delle affermazioni contenute nell’intervista rilasciata dall’assessore regionale alla sanità Paolo Monferino su Repubblica di oggi, appaiono lesive per l’immagine e per il valore del CSI e mi vedo quindi costretto, in qualità di direttore generale, a replicare nell’interesse di tutti i Consorziati e dei Lavoratori. La tesi di fondo, riportata tra virgolette nel titolo dell’articolo, è che “l’ente ha costi fuori mercato”: questa affermazione non è supportata da concreti confronti, a parità di contenuto dei servizi.
Infatti, al contrario, nei pochi casi in cui è stata data la possibilità al CSI di comparare i propri costi con quelli offerti da altri a parità di contenuto del servizio, come nel caso dell’elaborazione dei cedolini, si è dimostrato che il CSI è più conveniente. Inoltre, contrariamente a quanto dichiarato dall’assessore e cioè che: “il servizio del CSI è buono, ma non è su standard migliori di quelli offerti da quello del Ministero”, è stato dimostrato che il servizio CSI è molto più esteso e completo.
Ciò nonostante, anche in questo caso, l’assessorato, dopo avere verificato la convenienza del servizio stipendi CSI, non ha impedito che alcune Aziende sanitarie (Asl TO2 e TO4) procedessero con affidamenti diretti ad aziende private. Ma ci sono altri casi: per esempio la Asl TO 1 ha appena affidato a un’azienda privata, senza procedure di gara, un servizio del valore di circa 1 milione di euro, utilizzando come termine di paragone per giustificare l’affidamento, una quotazione ottenuta da CSI relativa a una diversa modalità di erogazione del servizio.
E ancora, la Asl TO 3 ha bandito tre anni fa una gara da 47 milioni e ha recentemente individuato il fornitore con il prezzo più alto tra quelli offerti: il CSI, su richiesta dell’assessore, ha confermato di essere in grado di gestire quel servizio a un prezzo nettamente inferiore ma, sinora, non ha ricevuto l’incarico. Tutto ciò può far desumere una scelta, affatto giustificata da criteri di spending review, di non avvalersi dell’Ente preposto per Legge regionale a occuparsi di questi servizi, ma piuttosto di affidare ad aziende private, anche senza evidenza pubblica, le commesse.
Sorprende poi l’affermazione dell’assessore circa il fatto che il CSI debba partecipare alle gare come qualunque azienda: ciò, ad oggi, per vincoli normativi, non è possibile. Nel 2014 se l’assetto giuridico sarà cambiato forse questa possibilità sarà finalmente concessa anche al CSI ma certamente se la presenza sul mercato si sarà nel frattempo indebolita, anche per effetto delle scelte dell’assessorato, la reale capacità competitiva del CSI risulterà pregiudicata.
Parliamo poi del sistema amministrativo centralizzato: proposta progettuale del CSI richiesta dall’assessore mesi fa. Si tratta di un modello di cui ormai dispongono molte Regioni e che consentirebbe di governare la spesa delle aziende sanitarie: ma anche in questo caso il progetto tarda a decollare. Resta di difficile comprensione il motivo per cui le Aziende sanitarie, durante l’Assemblea del CSI tenutasi ieri, non abbiano votato l’impegno comunque assunto da tutti i Soci, Regione Piemonte compresa, di avvalersi preferenzialmente del Consorzio, a parità di condizioni economiche. E nel frattempo il caos informatico delle aziende sanitarie continua a crescere a dispetto delle razionalizzazioni descritte e invocate nel Piano Sanitario Regionale.
Naturalmente il CSI conferma la piena e fattiva collaborazione a favore dei propri Consorziati, garantendo l’impegno ad operare efficacemente ed efficientemente e auspicando il rapido e concreto avvio del piano di informatizzazione della sanità regionale.
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