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La Confagricoltura astigiana contro l’accorpamento di Asti e Alessandria

Redazione Quotidiano Piemontese

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Il Piemonte cambia volto con l’accorpamento provinciale. Asti e Alessandria fanno fronte unico ma non tutti sono soddisfatti. La sede astigiana della Confagricoltura ha subito espresso il proprio disappunto per la notizia che vuole la Provincia di Asti e quella di Alessandria insieme. “Avevamo la speranza che il Governo – commenta Francesco Giaquinta, direttore Confartigianato – anche dopo l’emendamento votato dalla Regione Piemonte, comprendesse la grande valenza economico e sociale dell’astigiano e salvasse l’ente provinciale in quanto coordinatore territoriale di eccellenze agroalimentari e tecnologiche. Invece tutto è stato cancellato con un colpo di spugna in nome di un risparmio su cui ci sarebbe tanto da discutere”.E proprio sull’ottimizzazione delle risorse pubbliche che, secondo il Governo Monti, sarebbe alla base del decreto sul riordino delle Province, Giaquinta annuncia la proposta di Confagricoltura Asti.

Ci ridiano le Province cancellate perché se davvero si vuole fare economia di soldi pubblici – prosegue Giaquinta – si deve farla sui Comuni, su quelli che hanno meno di 10 mila abitanti. In Piemonte ci sono centri con duemila residenti e 28 dipendenti comunali. Nell’astigiano, Comuni con poche centinaia di abitanti, ma che pagano stipendi a 4/7 addetti. È uno spreco”.

Confagricoltura Asti propone aggregazioni di macro-Comuni con una sorta di consiglio di amministrazione formato dai sindaci dei Comuni stessi, ai quali resterebbe la rappresentanza politica del loro territorio, presieduto da un sindaco-manager, con il compito di gestire servizi pubblici con dirigenti e addetti il cui numero deve essere rimodulato su un unico ente e non su una miriade di municipi.

Non sarebbe una riedizione delle Comunità di Comuni che sono nate una decina d’anni fa – conclude Giaquinta – perché ai macro Comuni andrebbero competenze maggiori e più incisive sul territorio, supportate da un bilancio unico e non da un budget costituito dalla dote portata da ogni Comune. Solo con i macro Comuni, che nell’Astigiano raggrupperebbero nuclei da trenta paesi, si potrebbe salvaguardare l’identità territoriale. Che non è – puntualizza il direttore – un soggetto astratto, ma una materia concreta e viva che riguarda la vita e il futuro di centinaia di migliaia di persone. In questo senso – chiude Giaquinta – la sensazione è che la politica abbia perso una battaglia, lasciando fare al Governo la cosa più semplice: tagliare”.

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