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Cesare Vaciago lascia il posto di city manager del comune di Torino a fine febbraio

Redazione Quotidiano Piemontese

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cesare-vaciagoCesare Vaciago lascerà a fine mese di febbraio il suo posto di city manager del Comune di Torino. La Giunta comunale aveva definito un breve contratto contratto ponte per permettere che fosse  deciso il suo successore. Questa decisione aveva avuto critichedalla consigliera dal Movimento 5 Stelle Chiara Appendino che aveva ricordato : “Invece di dare segnali di discontinuità con chi ha gestito questo vergognoso concorso, Fassino, sfacciatamente, rinnova la fiducia all’attuale Direttore Generale concedendo una proroga giustificata da un passaggio di consegne a un qualcuno che ad oggi non c’è”.

Entro l’estate sarà avviata la seconda fase della riorganizzazione dell’ente. Nel frattempo, per trenta giorni (coincidenti al periodo indicato dal Consiglio comunale per l’individuazione del nuovo city manager) l’ingegner Cesare Vaciago sarà ancora il direttore generale della Città di Torino.
Questa mattina l’esecutivo di Palazzo civico ha infatti approvato una delibera che gli attribuisce l’incarico a tempo determinato e, come detto, per il tempo necessario ad effettuare il passaggio di consegne e a consentire al nuovo (o alla nuova) direttore generale (per la cui individuazione la procedura è oggi in fase di svolgimento) di prendere il timone della macchina comunale.
Per non privare l’Amministrazione di una figura di vertice in possesso di una profonda conoscenza dell’ente e indispensabile per gestire il periodo di transizione, l’ingegner Vaciago si è reso disponibile a ricoprire un incarico di breve durata con una consistente riduzione del trattamento economico precedente.
A seguito degli ultimi pensionamenti e dell’annullamento del concorso svoltosi nel 2010, la macchina comunale risulta al momento mancante di 34 dirigenti rispetto ai 164 previsti dalla pianta organica dell’ente.
Per garantirne l’operatività in ogni settore e considerando i tempi necessari alla riapertura della procedura per la prova selettiva e la copertura dei 15 posti da dirigente messi a concorso, questa mattina la Giunta ha inoltre approvato una delibera con cui assegna otto incarichi dirigenziali a tempo determinato, fino alla data del 31 agosto. Una scelta necessaria – si legge nel documento – “per mantenere lo standard qualitativo dei servizi erogati anche nelle strutture ora prive di dirigenti di riferimento”.

Lo Spiffero informa che il city manager del Comune di Torino ha scritto una lunga lettera di ringraziamento e addii con invito al rinfresco di saluto

Giovedì 28 febbraio dalle ore 16 alle 18, in Sala Colonne, offrirò un rinfresco (che spero non basti) e saluterò, insieme al Sindaco, tutti coloro che avranno apprezzato lavorare con me in questi 14 anni e mezzo.

Credo mi tocchi dire per primo che cosa ho apprezzato io, di questa esperienza, che ha finito per essere, contro ogni mia aspettativa, la più lunga della mia vita di lavoro.

In primo luogo considero essenziale, per la mia storia umana e professionale, aver lavorato con tre grandissimi Sindaci al processo di trasformazione urbana, sociale e professionale di questa Città:

da Valentino Castellani, che ne è stato il progettista, con Torino Internazionale;

a Sergio Chiamparino, che ne è stato l’artefice principale, nel pensiero strategico, nella realizzazione delle opere, nell’animazione politica e culturale nel coinvolgimento di massa; nessuno, credo, potrà mai dimenticare la sfilata degli Alpini con il saluto dei cittadino a “Sergio”, come nessuno potrà dimenticare la cerimonia di apertura delle Olimpiadi e la mostra “Fare gli Italiani”;

a Piero Fassino, cui sta toccando il compito forse più duro, del riequilibrio economico e finanziario che salva i valori duraturi del rinascimento piemontese sacrificando il superfluo per il permanente;

e, accanto a loro, il mancato sindaco per sfortuna, Domenico Carpanini, mio maestro di pubblica amministrazione e di impegno civile.

Accanto a questi leader, ho conosciuto in questi 14 anni, e passa, il meglio della politica che sa guidare i processi con la visione e sa esaltare le competenze professionali, mai asservendole, ma dotandole di obiettivi e di sfide: mi limito ad alcuni campioni.

Mario Viano per la trasformazione della Città;

Fiorenzo Alfieri nel ridisegno e nella composizione della cultura e del turismo;

Stefano Lepri nella riorganizzazione del sistema dei servizi;

Paolo Peveraro nella strategia finanziaria… e non cito gli Assessori in carica per evitare piaggerie e preferenze.

Con loro e insieme a loro mi piace ricordare qui le eccellenze professionali con cui ho attraversato questi anni, e che spero di riabbracciare il giorno del mio saluto: andando, anche qui, con un campione ristretto, che abbraccia tutti e non esclude nessuno, salvo gli amici in carica, ricordo Roberto Sbrana, Domenico Pizzala, Gianbattista Quirico, Anna Martina, Renato Cigliuti: sono alcune delle persone che fanno parte della vicenda professionale di questi anni. Essi hanno lasciato opere e progetti permanenti, hanno formato i successori, hanno partecipato alla creazione di uno stile e di un pensiero.

A questo stile e a questo pensiero mi sento di aver contribuito in questi anni, mai sostituendomi ai leader e ai protagonisti, politici e amministrativi, che hanno guidato e accompagnato i progetti e i processi, ma offrendo loro meccanismi direzionali, modelli organizzativi, sentieri di crescita professionale dei lavoratori, esperienze ripetibili; a volte, e solo quando serviva, coraggio e senso del dovere del capo.

La struttura dell’Ente (dal Vertice alla dirigenza alle po ,ai lavoratori a tutti i livelli), i meccanismi organizzativi (dal Codir alla Cabina di Regia), le basi culturali e formative, il sistema retributivo del Comune sono tutti perfettibili, e saranno perfezionali negli anni che verranno (e che saranno diversi da quelli vissuti da me, e, all’inizio, certo più duri).

Il bello delle organizzazioni è che possono cambiare, il bello degli uomini è che possono imparare, il bello delle Città è che sono vive, e trascendono e modificano continuamente le strutture che rischiano, altrimenti, di ingessarle.

Ritengo, insomma, che tutti i miei contributi si appanneranno nel tempo e che questo sia giusto e faccia parte del destino di chi vive in mezzo alla corrente e non la guarda dal ponte.

Posso permettermi, soltanto, alcune avvertenze, alcuni “avvisi ai naviganti che verranno”, per evitare sbandate e collisioni nella gestione dei processi di cambiamento: si possono riassumere tutte, se volete, sotto il titolo “non credete a”:

a quelli che dicono che “ormai il Sindacato confederale non conta nulla”. Staranno fermi per anni, ignorando che senza l’attrito non si cammina;

a quelli che dicono che “la dirigenza pubblica guadagna troppo”. Disincentiveranno i migliori, che si affolleranno a far concorsi per le tante magistrature amministrative, quelle sì ben retribuite, e si terranno troppi burocrati impauriti;

a quelli che dicono che “bisogna fare le riforme”, e purtroppo le scrivono, invece di formare squadre per attuare, con competenza e pensiero strategico, le poche riforme fatte e le pochissime da fare.

Un saluto e un grazie a Mauro Marras, per la pazienza con cui tiene aperta questa finestra di dialogo: gli invio questo testo con una settimana di anticipo, per consentire, un ultima volta, ai colleghi e amici “dissenzienti” un ultimo spazio per litigare col vecchio capo.

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