Economia
Voci di un’indagine Consob sulla liquidità del Lingotto, per Fiat sono insinuazioni false, ma il titolo crolla in borsa
Giornata difficile per Fiat in Borsa dove il titolo ha perso il 4,16% dopo le voci di una indagine Consob sulla liquidità nate da un articolo di Osvaldo De Paolini, ex direttore di Mf-Milano Finanza, e vice direttore de Il Messaggero
Il Messaggero lo ha fatto, ed è così che si imbattuto nel lavoro degli ispettori della Consob. Non è chiaro se l’indagine sia scattata in seguito alle dichiarazioni di Marchionne o se invece fosse già in corso nel mentre esplodevano le polemiche sul caso Fabbrica Italia. Resta il fatto che sarebbe grave se emergessero anomalie sulla formazione di quella ingente liquidità e sulla sua reale consistenza.E’ infatti su quel tesoretto fatto di linee di credito e corporate bond – accumulato grazie alla lungimiranza di Marchionne che ha saputo anticipare la grave crisi del credito e dei mercati – che si regge tutta l’impalcatura Fiat-Chrysler.
L’amministratore delegato della casa torinese ha spiegato a più riprese che parte di quella liquidità è destinata al completamento dell’acquisizione della casa automobilistica americana dalle cui casse è vietato attingere (sul punto la legge Usa è assai rigida) fino a quanto la Fiat non controllerà la totalità del capitale di Chrysler (attualmente il Lingotto ne controlla il 58,5%). Ha poi spiegato, Marchionne, che una parte consistente di quei finanziamenti è invece destinata a sostenere la vendita di auto nelle sue varie forme di rateizzazione. (Un problema che però in questo momento appare meno attuale nel Vecchio Continente, vista la caduta verticale delle vendite di auto targate Fiat che ben si riflette nel progressivo scivolamento della casa torinese al fondo della classifica dei costruttori). Infine, una terza parte di quel tesoretto dovrebbe servire a finanziare le nuove iniziative rivolte all’Europa o per l’attivazione di quella porzione del progetto Fabbrica Italia ancora recuperabile.
Ecco perché sarebbe grave se la Consob dovesse scoprire, di là delle eventuali violazioni di legge, che non tutta quella liquidità è fisicamente reperibile. Naturalmente il mercato auspica che i vertici della Fiat si rendano maggiormente disponibili a collaborare con l’organismo di controllo affinché ogni dubbio venga superato. In gioco non c’è solo la loro credibilità di manager, c’è anche l’immagine di quella che nonostante tutto continua a essere la prima azienda del paese.
Fiat ha risposto a tono
In un articolo pubblicato oggi su “Il Messaggero” e “Il Mattino” a firma Osvaldo De Paolini viene riferito che la Consob “ha acceso un faro sulla reale consistenza della liquidità – 22,7 miliardi al 30 giugno di quest’anno – dichiarata nei bilanci del Lingotto”. Nell’articolo si aggiunge che Consob avrebbe avviato una “indagine”, rappresentata in modo tale da insinuare dubbi sulla correttezza dell’informazione societaria resa da Fiat. Fiat, come le altre società quotate, riceve abitualmente richieste di informazioni da Consob su varie materie (inclusa la liquidità) a cui risponde regolarmente, ma non è al corrente di alcuna “indagine” nei termini riferiti dall’articolista. Qualsiasi insinuazione circa il fatto che Fiat non disporrebbe della liquidità dichiarata nella propria comunicazione finanziaria periodica è falsa e come tale sarà trattata da Fiat.
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