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Economia

Per Unioncamere Piemonte e Confindustria Piemonte le imprese si attendono un ulteriore indebolimento del mercato

Redazione Quotidiano Piemontese

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Confindustria Piemonte e Unioncamere Piemonte hanno diffuso i risultati  delle indagini congiunturali relative al Piemonte. Le indagini presentate da Unioncamere Piemonte e Confindustria Piemonte confermano la gravità della fase recessiva iniziata a fine 2011. I risultati negativi registrati dall’indagine di Unioncamere Piemonte nel secondo trimestre trovano piena corrispondenza nelle previsioni per il terzo trimestre registrate dal sondaggio di Confindustria Piemonte: le imprese si attendono infatti un ulteriore indebolimento delle condizioni di mercato.

Anche per quanto riguarda gli ordini esteri, tradizionale valvola di sfogo nelle fasi di recessione, le due indagini non danno indicazioni incoraggianti: alla stagnazione segnalata dai dati di Unioncamere Piemonte corrisponde per il terzo trimestre una frenata più marcata. È significativo che anche tra le imprese più radicate sui mercati esteri, che in passato si erano mosse controtendenza, prevalga un clima di fiducia pessimistico. La crisi colpisce in misura trasversale tutti i settori, le tipologie di impresa e le aree territoriali, sia pure con intensità lievemente diverse.

Nel II trimestre 2012 si è ulteriormente aggravata la crisi del tessuto manifatturiero piemontese. Facendo seguito alla flessione dello 0,4% dell’ultimo trimestre del 2011, e al calo del 3,6% nei primi tre mesi del 2012, nel periodo aprile-giugno 2012 la produzione industriale ha manifestato, infatti, una variazione tendenziale grezza del -5,4%.

La flessione della produzione industriale si associa ai risultati per lo più negativi realizzati dagli altri indicatori. Gli ordinativi interni diminuiscono del 6,6% rispetto al periodo aprile-giugno 2011, quelli esteri, invece, manifestano una sostanziale stabilità (+0,6% rispetto allo stesso periodo). Cala il fatturato totale: le imprese manifatturiere piemontesi registrano, mediamente, una diminuzione tendenziale del fatturato pari al 3,7%. Più incoraggiante appare, invece, la variazione tendenziale realizzata dal fatturato estero (+0,8%).

Sono questi alcuni dei risultati emersi dalla 163ª “Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera” realizzata da Unioncamere Piemonte in collaborazione con gli Uffici studi delle Camere di commercio provinciali. La rilevazione è stata condotta nel mese di luglio 2012 con riferimento ai dati del periodo aprile-giugno, e ha coinvolto 1.201 imprese industriali piemontesi. Si evidenzia come, per via delle modifiche metodologiche introdotte a partire dal I trimestre 2011, i risultati successivi all’ultimo trimestre del 2010 non siano statisticamente confrontabili con quelli delle precedenti rilevazioni.

L’andamento negativo della produzione dell’industria manifatturiera piemontese interessa tutti i principali comparti. Il panorama settoriale appare, infatti, costellato di segni negativi. Anche le industrie meccaniche, che nei primi tre mesi dell’anno avevano registrato un andamento positivo, manifestano, in questo secondo trimestre, una flessione tendenziale dell’output prodotto (-1,0%). Meno negativi del dato medio complessivo appaiono anche i risultati dell’industria alimentare (-1, 4%) e di quella tessile (-3,5%).

Peggiori rispetto al dato medio piemontese risultano, invece, le contrazioni registrate dagli altri settori di attività. Di simile intensità appaiono le variazioni negative realizzate dalle industrie dei metalli (-6,4%) e dai mezzi di trasporto (-6,9%). Le industrie elettriche ed elettroniche registrano un calo del 7,1%; il comparto del legno si contrae del 7,8%, mentre la contrazione della produzione più elevata appartiene al settore della chimica e delle materie plastiche (-9,5%).

Il segno negativo accomuna, inoltre, tutti i territori, anche se con intensità differenti. Biella risulta la provincia con la flessione più marcata della produzione industriale (-8,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente). Registrano performance peggiori rispetto al dato medio regionale anche Torino (-7,7%) e il Verbano Cusio Ossola (-7,3%). La provincia di Asti manifesta un calo tendenziale della produzione di 5 punti percentuale, seguita da Novara con un -4,3%. Meno intense risultano le flessioni registrate dalle altre province piemontesi. Alessandria manifesta una diminuzione della produzione del 2,1%, Vercelli del 1,9% e Cuneo del -1,3%.

Commentando i risultati delle indagini, il presidente di Confindustria Piemonte, Gianfranco Carbonato, rileva: “Come confermato anche dai dati nazionali, il Piemonte sta vivendo una congiuntura industriale fortemente negativa. Le imprese stanno soffrendo, soprattutto quelle che lavorano nel mercato interno. Anche l’export, che fino a qualche mese fa ha rappresentato l’àncora di salvezza nella nostra economia, ha rallentato la sua corsa.

Occorre un rilancio forte e deciso, una svolta basata sulla competitività territoriale – ha commentato il Presidente di Unioncamere Piemonte, Ferruccio Dardanello -. Consapevoli di questo momento storico, le Camere di commercio piemontesi stanno mettendo in campo interventi straordinari per sostenere le imprese, nell’attesa che l’intero sistema economico italiano ed europeo si rimetta in moto”.

“Nei prossimi trimestri l’industria piemontese continuerà a essere condizionata dalla debolezza della domanda interna e delle importazioni dell’Eurozona – rileva Gregorio De Felice, chief economist Intesa Sanpaolo. I mercati extra-europei, soprattutto quelli di recente industrializzazione, saranno quindi una via obbligata per la crescita delle imprese del Piemonte. Il tessuto produttivo della regione può cogliere con successo questa sfida come dimostrano i buoni risultati ottenuti nell’arco dell’ultimo decennio: tra il 2000 e il 2011 le esportazioni di manufatti piemontesi nei nuovi mercati sono quasi raddoppiate salendo a circa 13 miliardi di euro.

“Nell’era della globalizzazione, i mercati internazionali sono diventati di fatto un sostituto dei mercati domestici – sottolinea Zeno Rotondi, chief economist di UniCredit -. Tuttavia, non pochi sono gli ostacoli che limitano l’accesso delle PMI all’estero, come dimostra l’indagine annuale UniCredit. Laddove la crescita dimensionale non è una opzione perseguibile, risulta strategica la collaborazione con altre imprese per esportare all’estero e accedere anche ai mercati di sbocco più distanti. Per aumentare la competitività dell’export, il contratto di rete rappresenta una opportunità che in Piemonte non risulta sfruttata appieno e ha ancora potenzialità di crescita.

 

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