Cronaca
La morte di Sveva Taffara: parla la persona che ha trovato il cadavere nel pozzo
La Gazzetta del Mezzogiorno sta continuando a seguire il caso di Sveva Taffara la ragazza di Settimo Torinese trovata morta a Barile . Il giornale ha ricostruito il suo viaggio in treno per Foggia. Dalla stazione di Foggia, Sveva Taffara è giunta nell’area di sosta di San Nicola di Melfi in autostop da dove ha avuto un passaggio documentato da filmati in mano ai carabinieri che la vedono salire su una Fiat Punto bianca che fa un rifornimento. Il conducente della Punto potrebbe essere molto importante per chiarire lo stato d’animo di Sveva Taffara poche ore prime della morte.
La stessa sera del 6 agosto, un’ora dopo il rifornimento di benzina, Sveva è stata vista nei pressi di una fontana pubblica di Barile, mentre riempiva un bicchiere e si lasciava cadere l’acqua addosso. Testimoni la ricordano bagnata dalla testa ai piedi. In effetti gli indumenti di Sveva Taffara ritrovati chiusi in una busta sulla strada che conduce al pozzo erano ancora umidi al momento del ritrovamento. Da quel momento, nessuno sembra aver più aver visto Sveva Taffara, che andrà verso la morte nelle ore successive in fondo al pozzo.
Il giornale ha pubblicato il racconto di Davide, il proprietario dell’azienda agricola di Barile in cui è stato trovato il corpo senza vita di Sveva Taffara, la
«Il 7 agosto ho trovato il coperchio del pozzo aperto, ma non potevo immaginare quello che era accaduto e l’ho richiuso». Davide, il proprietario dell’azienda agricola di Barile in cui è stato trovato il corpo senza vita di Sveva Taffara, la ragazza di Settimo Torinese scomparsa il 6 agosto, rivela il rilevante particolare ai carabinieri.
Nella piccola stazione di Barile racconta per la prima volta al maresciallo Giuseppe Ricciato quello che è accaduto prima della scoperta del cadavere. Davide doveva partire per le vacanze in Spagna e il giorno prima era andato in campagna. Aveva trovato il vetro di una finestra rotto e la grata di ferro che la copre lesionato. Ha pensato che qualcuno avesse cercato di entrare nel casolare forzando la finestra. Ma l’operazione di effrazione alla fine non era riuscita e, per questo, Davide ha deciso di non denunciare subito l’accaduto ai carabinieri della stazione di Barile. La porta del pozzo aperta, invece, non l’aveva impensierito più di tanto. Perché il corpo di Sveva, lì dentro dalla sera prima o, forse, da quella stessa mattina, era sul fondo.
Il testimone ha quindi riferito: «Ho chiuso il pozzo e sono partito per la Spagna». Sveva è rimasta lì per una quindicina di giorni (probabilmente dal 6 agosto, fino al 21). Il suo corpo, dopo essersi gonfiato, è risalito a galla. Così quando Davide è tornato dalla Spagna e ha riaperto il pozzo ha scoperto quello che era accaduto. Su una delle pareti del pozzo i carabinieri hanno fotografato degli evidenti graffi che Sveva potrebbe aver lasciato lì mentre cercava di salvarsi aggrappandosi con le unghie (aspetto importante, perché l’autopsia non è riuscita a chiarire se la ragazza sia morta annegata, in quanto lo stato dei polmoni, ormai putrefatti, non lo ha permesso. Potrebbe essere questo l’elemento che lascerebbe escludere la morte fuori dall’acqua).
Era nuda, Sveva. I suoi vestiti sono stati trovati a qualche centinaio di metri, vicino a una fontana pubblica. Erano bagnati. E infatti alcuni testimoni hanno riferito ai carabinieri di aver visto Sveva, da sola, la sera del 6 agosto proprio vicino alla fontana. Come sia arrivata al casolare e poi al pozzo è l’elemento al centro del giallo.
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