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Economia

Gli impiegati di Fiat in cassa integrazione per tre settimane da luglio a settembre

Redazione Quotidiano Piemontese

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La Fiat ha comunicato il ricorso ad altre tre settimane di cassa integrazione per 5.070 lavoratori degli Enti Centrali di Mirafiori, in larga maggioranza tecnici e impiegati. Le settimane di stop saranno dal 30 luglio al 5 agosto e, dopo le ferie, dal 27 agosto al 2 settembre, e poi il 13, 14, 20 e 21 settembre. La situazione nel gruppo non appare facile anche dopo la comunicazione che dopo gli stabilimenti di autobus in Irpinia e Barcellona, ora Iveco ha comunicato che saranno cinque le fabbriche destinate a cessare la produzione entro l’anno: una in Francia, a Chambery, tre tedesche, a Weiswell, Ulm e Goerlitz, una austriaca a Gratz.

Federico Bellono, segretario provinciale della Fiom-Cgil, ha dichiarato: “La drammaticità di quest’annuncio deriva dal fatto che non è il primo, visto che i lavoratori degli Enti Centrali già stanno affrontando alcune giornate di cassa integrazione, e perché non riguarda unicamente il settore auto, dato che nei giorni scorso anche agli Enti Centrali dell’Iveco è stato comunicato il ricorso alla cassa. Questi annunci di cassa che riguardano la testa del gruppo denotano una mancanza di strategia per l’Italia e per l’Europa: il governo e le forze politiche affrontino seriamente la questione, sarebbe incomprensibile se continuassero a assistere in silenzio, perché i segnali che gettano un’ombra sul futuro di Fiat in Italia sono ormai davvero troppi”.

Monica Cerutti di Sel a sua volta ha commentato: “Apprendiamo con stupore e sgomento la decisione di Fiat Industrial di avviare a Madrid la produzione di un nuovo modello di camion, lo Stralis, investendo in Spagna 500 milioni di euro e creando 1.200 posti di lavoro. Una decisione che arriva dopo la chiusura dello stabilimento Irisbus di Avellino dell’anno scorso e nel giorno in cui l’azienda ha annunciato ai sindacati nuova cassa integrazione per gli enti centrali di Mirafiori. Saranno coinvolti da questo provvedimento circa 5mila dipendenti torinesi, di cui la maggioranza impiegati.  Marchionne nuovamente dimostra di privilegiare l’estero all’Italia. Monti non si limiti ad incassare i complimenti pubblici dell’amministratore delegato di Fiat, ma chieda conto all’azienda nel bene generale dei lavoratori. Ad oggi continuiamo a non sapere quale sia il piano industriale del gruppo per Torino e per il Paese”.

 

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