Cronaca
L’intercettazione su Fassino nell’inchiesta Unipol fu fu omissata perché irrilevante
Sul Fatto Quotidiano si cerca di chiarire perchè la famosa intercettazione del sindaco di Torino Piero Fassino fu coperta da omissis nei verbali dell’inchiesta
Irrilevante. Per questo l’ormai famosa intercettazione tra l’allora segretario dei Ds, Piero Fassino, e il numero uno di Unipol Giovanni Consorte “Allora abbiamo una banca?“, venne coperta da omissis dagli investigatori della Guardia di Finanza. Era il 2005, l’anno delle scalate e dei furbetti del quartierino.
La conversazione, come ha chiarito in aula a Milano il generale delle Fiamme gialle Virgilio Pomponi all’epoca capo ufficio operazioni e testimone nel processo che vede imputati Silvio Berlusconi e suo fratello Paolo, riguardava un “parlamentare”, l’attuale sindaco di Torino, e non era stata considerata penalmente significativa. Il dialogo quindi era contenuto solo su un file audio nei pc della Procura di Milano, ma fu offerto all’ex presidente del Consiglio la sera di Natale del 2005 da Roberto Raffaelli, amministratore della Rcs (Research control system), la società utilizzata dalla procura per le intercettazioni e da due imprenditori Fabrizio Favata e Eugenio Petessi che speravano di ottenere riconoscenza dal premier. Petessi e Raffaelli hanno patteggiato la pena, mentre l’11 aprile scorso la corte d’Appello di Milano ha confermato la condanna a due anni e quattro mesi per Favata. Paolo Berlusconi aveva scelto il rito ordinario mentre per il Cavaliere il pm aveva chiesto l’archiviazione però respinta dal giudice per l’udienza preliminare Stefania Donandeo. Un altro giudice ha poi rinviato a giudizio Silvio Berlusconi per il concorso nella rivelazione del segreto d’ufficio. I due fratelli devono rispondere per la pubblicazione a fine dicembre del 2005 sulle pagine de “Il Giornale” dell’intercettazione ancora non depositata.
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