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Operaio della De Tomaso si incatena alla porta di casa di Rossignolo – fotogallery
Giacomo Riccardone operaio della De Tomaso si è incatenato alla porta di casa di Gianmario Rossignolo, proprietario della De Tomaso in via Santa Brigida a Moncalieri, nell’area della collina dei vip torinesi.ì. Riccardone ha ricevuto la solidarietà dai suoi colleghi per il suo gesto estremo. L’peraio, 58 anni, che vive con la moglie e tre figli è senza stipendio da novembre e deve ricevere dalla De Tomaso ancora 9 mila euro. L’ultima busta paga effettivamente versata dall’azienda è quella di novembre. A dicembre è arrivata la cassa integrazione solo per un mese, grazie alla regione Piemonte ha avuto un anticipo di 1200 euro per gennaio e febbraio. Riccardone pare detemrinato a continuare nel suo gesto: “rimango ad oltranza”. Per i lavoratori che sono rimasti in De Tomaso negli ultimi mesi dell’anno è veramente difficile continuare a tirare avanti nella crisi. I dipendenti chiedono all’azienda di produrre i documenti necessari per far partire la nuova cassa integrazione.
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“Il caso De Tomaso è la rappresentazione plastica che i sistemi di controllo e verifica per la concessione della CIG straordinaria per ristrutturazione aziendale non funzionano, così come i meccanismi decisionali da parte delle istituzioni a sostegno dell’imprenditoria”. Lo ha dichiarato il Capogruppo dell’Italia dei Valori in Commissione Industria al Senato, Patrizia Bugnano, in relazione alla vicenda della fabbrica ex Pininfarina acquistata da Rossignolo. “Ho presentato in commissione un’interrogazione urgente ai ministri Fornero e Passera – ha aggiunto – per avere risposte sulle troppe opacità che connotano questa vicenda. Voglio capire chi ha avvallato un’operazione come quella di Rossignolo, che di tutto sa tranne che di una operazione industriale. Oltre 900 dipendenti da due anni in cassa integrazione senza nessuna prospettiva per il futuro, soldi pubblici buttati alle ortiche per il rilancio di una azienda che ha nel 2009 aveva evidentemente presentato un piano industriale fantasma, finanziamenti dello Stato ricevuti per una formazione praticamente inesistente, un fondo TFR sull’esistenza del quale i lavoratori ancora si interrogano. Insomma un vero buco nero sul quale bisogna fare piena luce. Sembra che il Ministero dello Sviluppo abbia presentato un esposto in Procura per accertare le responsabilità di questa situazione assurda. Se così non fosse sarei pronta a farlo io, perché solo la magistratura potrà capire fino in fondo cosa e’ successo. In tutta questa vicenda – conclude Bugnano – desta amarezza anche il ruolo dei sindacati, che evidentemente hanno sbagliato le loro valutazioni quando hanno acconsentito all’inizio dell’operazione Rossignolo”.
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