Economia
Male il titolo Fiat, il Lingotto paga la crisi immatricolazioni: -15,9% rispetto al 2011
Ieri doveva essere il grande giorno della Grecia, con la riunione all’Eurogruppo che avrebbe dovuto dare il via libera al secondo piano di salvataggio per Atene. La discussione – o meglio, la decisione – è stata però rinviata a domenica, visti i dubbi di numerosi paesi europei sull’efficacia del piano e sulla effettiva necessità di salvare il paese ellenico. A pagarne le maggiori conseguenze sono state le borse europee, che al’incertezza sul futuro dell’Ue a 27 hanno aggiunto anche le paure derivanti dalla messa sotto revisione (da parte di Moody’s) del rating di 114 banche di 16 paesi (compresi 24 istituti italiani e la Provincia di Torino). Il minicrollo dei titoli ha avuto effetti anche dalle parti del Lingotto, soprattutto dopo la diffusione dei dati – in rosso – del mercato auto europeo.
A gennaio nei 27 Paesi Ue più quelli Efta le immatricolazioni sono state 1.003.313, in calo del 6,6% rispetto allo stesso mese del 2011. Fiat-Chrysler è riuscita a fare peggio del mercato, segnando un calo del 15,9% rispetto al 2011 (69.479 vs 82.602, 6,9% vs 7,7%). Il trend risulta comunque – fanno sapere dal Lingotto – in crescita:  lo scorso agosto, infatti, la quota era stata il 5,8%, il 6,5% a settembre, il 6,6% a ottobre, al 6,3% a novembre e il 6,2% a dicembre. L’azienda torinese ha annunciato inoltre l’intenzione di procedere a un’emissione obbligazionaria denominata in Franchi Svizzeri, subordinatamente alle condizioni di mercato.
Nel frattempo aumenta il numero degli addetti ai lavori che si chiedono come mai Chrysler vada meglio di Fiat. Ha provato a dare una risposta Martino De Mori, di Wired:
È chiaro a tutti che senza Chrysler oggi Fiat sarebbe un’azienda con segno negativo, ma non è da trascurare che senza quelli di Torino oggi Detroit avrebbe una casa di automotive in meno e decine di migliaia di disoccupati in più. Invece, sulle ali dei risultati positivi, i dipendenti Usa avranno un bonus di 1500 dollari (lo ha scoperto il Detroit News), come concordato nell’accordo stipulato con il sindacato Uaw. Perchè questa differenza?
Sono molte le variabili da tenere in conto e fondamentalmente la domanda è inutile, secondo la logica del board, che ormai ragiona in termini globali e non più solo italiani. Ecco ad esempio cosa ha detto Marchionne gli operai del nuovo stabilimento di Belvidere, nell’Illinois, che a breve inizierà la produzione della Dodge Dart, realizzata sulla piattaforma della Alfa Romeo Giulietta: “Voi state lavorando al centro di un grande progetto, un progetto che parla di integrazione culturale e di eccellenza produttiva. State lavorando in un impianto che è un esempio del tipo di mosaico che vogliamo creare fra le due compagnie, Chrysler e Fiat. Un mosaico nel quale ogni tassello ha una chiara identità e tuttavia è interconnesso con gli altri pezzi, formando un disegno fortemente unito”.
Nel frattempo l’ad ha annunciato l’assunzione di altri 1800 lavoratori. Proprio la gestione dei dipendenti è uno dei nodi: in Usa il gruppo assume e premia e americanizza la produzione di nuove auto, perfino di quelle considerate campionesse del made in Italy: il primo Suv Maserati (nome provvisorio Kubang) verrà costruito a Detroit sulla base della Jeep Grand Cherokee. In Italia invece si parla di chiusure di stabilimenti e cassa integrazione. Ma il manager rassicura (più o meno) sul 2012: “Se arriveranno i volumi ipotizzati nel piano, non ci sarà bisogno di altre chiusure oltre a quella di Termini Imerese”. E parlando con gli analisti ha auspicato una maggiore flessibilità negli impianti produttivi, avendo come riferimento l’elasticità americana.
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