Piemonte
Regione Piemonte, il Pdl si spacca. L’ultimatum di sette dissidenti alla coppia Ghigo-Ghiglia
Nessun passo indietro: “O si apre un serio confronto sulle proposte messe sul tavolo, o voteremo i provvedimenti valutandoli di volta in volta”. Ha proprio l’aria di un aut aut quello che i sette dissidenti pidiellini in Regione (quelli di Progett’Azione, per capirci) hanno lanciato ai vertici del governo piemontese. La battaglia è di “sostanza”, si parla di “temi fondamentali per il Piemonte, su cui da mesi – dicono i sette – chiediamo attenzione”. Ovviamente non si è fatta attendere la lapidaria risposta del coordinatore regionale del Pdl, Enzo Ghigo: “Le decisioni vengono prese e votate all’interno del gruppo Pdl e a queste tutti si devono attenere”.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la bocciatura, nei giorni scorsi, di un emendamento in Commissione Bilancio per la riduzione delle spese di consulenza, di rappresentanza e di personale in enti o agenzie regionali: “Una decisione che avrebbe fatto risparmiare all’ente molti soldi pubblici”. I sette antiG (Angelo Burzi, Gian Luca Vignale, Rosa Anna Costa, Roberto Boniperti, Rosanna Valle, Roberto Tentoni e Fabrizio Comba) hanno spiegato così le loro ragioni: “Abbiamo intenzione in un modo non strumentale di sostenere le nostre idee e far sentire la nostra voce all’interno della maggioranza. La democrazia non è solo la legge dei numeri ma anche discussione e condivisione delle proposte. Se ciò non avverrà vorrà dire che una parte della maggioranza non viene ascoltata”.
A risultare temerario, in questa tormenta pidiellina, è il leghista Cota (suscitando le ironie del Partito democratico: “Si crea alibi per le sue scelte future”): “Assolutamente no”, è infatti la risposta che il presidente della Regione dà a chi gli chiede se teme che i malumori interni al partito guidato da Angelino Alfano possano mettere in crisi la sua maggioranza a Palazzo Lascaris. “Se queste persone sono parte del gruppo Pdl – ha sottolineato – devono rapportarsi con gli organi dirigenti del partito. Io non ho mai avuto problemi con i loro dirigenti”. Secondo Cota “se vogliono uscire dal gruppo è un conto, se vogliono restare invece, devono accettarne le regole. E’ la democrazia”.
Tra le risposte positive (poche, per la verità) all’interno della dirigenza piemontese, va segnalata la solidarietà mostrata ai dissidenti di Maria Teresa Armosino, parlamentare Pdl e presidente della Provincia di Asti: “Condivido e sostengo la presa di posizione dei consiglieri regionali che si riconoscono nella componente Progett’Azione, e mi auguro che le loro ragioni vengano presto comprese, fatte proprie e condivise dal partito che hanno sempre lealmente servito con il loro comportamento cristallino nei lavori in aula e in commissione”. Voilà, la patata bollente è servita ora alla coppia G&G, Ghigo e Ghiglia. Che però non sembrano voler retrocedere di un passo, come dimostrano le recenti scelte torinesi (fonte: Lo Spiffero):
Quella emersa ieri sera all’incontro della componente “lealista” del Pdl è di sicuro la candidatura più indigesta per i “dissidenti”, in particolare per Vito Bonsignore. Designato al ruolo di coordinatore provinciale del partito torinese Franco Maria Botta, figlio d’arte democristiano (il padre è stato uno dei maggiorenti dello scudocrociato subalpino, con particolare predilezione per i lavori pubblici), ex Udc, ex Forza Italia, già assessore nella giunta Ghigo, oggi consigliere regionale, considerato a mezzadria tra Ghiglia e Ghigo. E tanto per non smentire i suoi trascorsi burrascosi con l’europarlamentare, nel suo intervento d’investitura Botta ha affermato la necessità di provvedimenti disciplinari nei confronti dei sette colleghi ribelli di Palazzo Lascaris e, più, in generale degli oppositori interni.
Le prossime votazioni, a questo punto decisive, saranno sul piano sociosanitario e sul bilancio. Vedremo se la dirigenza piemontese riuscirà a ricucire – in poco tempo – un tessuto politico strappato in più punti.
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