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Economia

La manovra di Mario Monti non piace a una ventina professori piemontesi

Redazione Quotidiano Piemontese

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Secondo Lo Spiffero

A una lettura superficiale la presa di posizione critica di venti docenti di Economia delle due Università piemontesi sulla manovra del “governo dei professori” potrebbe sembrare  una  tipica querelle accademica tra scuole di differenti tradizioni: subalpini contro bocconiani. Ma al netto del campanilismo, c’è da registrare un certo infoltimento della schiera di economisti che bocciano senza (quasi) riserve i provvedimenti dell’esecutivo guidato dal preside Mario Monti. Tra gli appelli del professor Gustavo Pigadell’Università di Roma Tor Vergata e la “calata dei mille” (quanti sono i firmatari per chiedere un “Audit pubblico dei cittadini sul debito”, big della sinistra in cachemire da Bertinotti aCremaschi, da Loretta Napoleoni a Vattimo e Carlotto), l’iniziativa dei torinesi, partita in sordina alla vigilia di Natale, sta riscuotendo crescente consenso. A partire dal principale interrogativo che si pongono nella lettera: perché la ricchezza “liquida” – titoli, depositi, investimenti finanziari – sfugge del tutto alla manovra. Secondo i venti prof «è annullata così la pretesa di equità con cui il governo si era presentano agli italiani. Una brutta storia di Natale, su cui vale la pena discutere».

La lettera pro-patrimoniale porta in calce le firme diGiovanni Balcet (Università di Torino),Piervincenzo Bondonio (Torino), Giorgio Brosio(Torino), Roberto Burlando (Torino), Paolo Chirico (Torino), Ugo Colombino (Torino),Alessandro Corsi (Torino), Bruno Dallago(Università di Trento), Silvana Dalmazzone(Torino), Aldo Enrietti (Torino), Mario Ferrero(Università del Piemonte Orientale), Magda Fontana(Torino), Ugo Mattei (Torino), Letizia Mencarini(Torino), Guido Ortona (Piemonte Orientale),Matteo Richiardi (Torino), Lino Sau (Torino),Francesco Scacciati (Torino), RobertoSchiattarella (Università di Camerino) e Vittorio Valli (Torino). «La domanda è questa: perché nella manovra economica da poco approvata non è presente una seria tassazione di tipo patrimoniale della ricchezza mobiliare? Si tratta di un’assenza conturbante, in quanto questo provvedimento avrebbe alcuni ovvi vantaggi. In primo luogo potrebbe fornire un gettito sostanzioso: secondo i dati ufficiali dell’Associazione Italiana Private Banking, “Il valore della ricchezza investita nel private banking in Italia nel 2010 ha superato i livelli pre-crisi, al livello più alto da sempre, con 896 miliardi”. Questa naturalmente è solo una parte dell’imponibile.

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