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L’Onu fa visita a Fassino: “Risolvere rapidamente il problema dei richiedenti asilo”

Redazione Quotidiano Piemontese

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Una visita delicata, quella tra il delegato dell’alto commissariato dell’Onu per i rifugiati Laurens Jolles, la portavoce dell’Unhcr Laura Boldrini e il sindaco di Torino Piero Fassino, mercoledì a Palazzo Civico. In città e provincia sono circa 600 i rifugiati non ancora riconosciuti come “politici”, ma nemmeno clandestini (nonostante l’assenza di documenti). Sono scappati dalla guerra e ora attendono l’asilo: la durata media di questo vero e proprio limbo è di dodici mesi, un tempo lunghissimo vissuto senza godere di alcun diritto, in primis case popolari o medici. In tutto il Piemonte sono una quarantina le strutture che ospitano 1730 profughi.

I centri che li ospitano sono diffusi su tutto il territorio: a Torino ce ne sono in via Calabria, alla Falchera e alla Croce Rossa di Settimo. Duemila sono il loro “colleghi” fortunati, che l’asilo lo hanno già ottenuto. Neanche loro, però, possono dirsi pienamente cittadini, visto che più di un decimo non ha una residenza come gli spetterebbe di diritto. Molti vivono negli stabili abbandonati in via Bologna, via Revello e corso Chieri.

“Le procedure dipendono dalla prefettura, quindi da Roma e non dalla Città”, si è difeso Fassino, pur riconoscendo la volontà di voler intensificare la collaborazione con l’Onu “per gestire un tema delicato nel modo migliore: molto dipende da quanti fondi per i rifugiati verranno stanziati dal 1° gennaio 2012, noi possiamo aiutare le commissioni territoriali che valutano le richieste d’asilo, favorendo un aumento delle loro sedi. Cambia anche per noi sapere quante delle persone in attesa verranno riconosciute come rifugiati politici. Non è detto che tutte le domande d’asilo siano accolte”. In Piemonte sono una quarantina le strutture che ospitano 1730 profughi.

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