Cultura
“La secessione? Un’idiozia totale”. Gianmaria Testa presenta la sua canzone contro la Lega
“Che baggianata la secessione. E’ come se quando uno ha un’unghia incarnita il medico gli proponesse di tagliare tutto il piede per curarla”. A Gianmaria Testa, un Langhigiano all’antica che ogni 25 aprile torna a Treiso per celebrare i caduti della Resistenza, “questa storia della Lega” proprio non va giù. “Le divisioni non portano da nessuna parte – dice il cantautore – Se c’è una speranza per il futuro questa speranza è collettiva”. Il tono è pacato (come sempre) ma la voce è risoluta e le parole si amplificano incontrando la musica. Vitamia, l’album appena uscito, contiene anche Ventimila Leghe in fondo al mare, canzone di chiara denuncia contro la Lega e i suoi presupposti.
“Tutto è nato – racconta Testa, incontrando il pubblico alla Libreria Feltrinelli di Porta Nuova – da una specie di filastrocca senza musica, con cui volevo spiegare a Nicola, mio figlio di sei anni, che cos’è la secessione e quali sono i suoi pericoli”. Ma poi, com’era naturale, le mani sono andate sulla chitarra e gli accordi hanno fatto il resto. L’idea è di una semplicità disarmante: il cantautore immagina che le acque del mare inizino a dividersi, rivendicando ciascuna un’autonomia territoriale. Di divisione in divisione si arriva alla formula stessa dell’acqua, H2O, con la zuffa degli atomi e l’idrogeno che pretende di separarsi dall’ossigeno in virtù della sua predominanza. Riportiamo qui di seguito alcuni versi della canzone, eloquenti più di ogni commento
“Il primo fu Capo di Buona Speranza / chiuso per legge e decreto speciale / che la smettessero le onde pacifiche / di imbastardire quell’altro mare / Poi fu la volta di Panama e Suez / quindi del Bosforo e di Gibilterra / ogni maroso pretese il rispetto / della sovrana indipendenza / Niente più scambi di acqua e di pesci / niente più giri del mondo in veliero / tutti i canali rimasero chiusi / a qualunque passaggio di flutto straniero”. […]
“Era solo l’inizio come già si diceva / perché adesso la febbre secessionista / andava ammalando ogni singola riva / niente e nessuno riusciva a dir basta / Così da Trieste alla punta pugliese / dalla Sicilia alla costa del Sole / ogni più piccola cala pretese / l’indipendenza e non solo a parole”.
“Ma la questione si fece barbina / quando si presero goccia con goccia / ognuna guardando la propria vicina /diceva ‘vai via o ti rompo la faccia’”.
Qui il video della canzone tratto da una puntata di Linea Notte.
Foto: Bertrand Desprez
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