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Cultura

All’Isozaki un viaggio di nome Battiato

Redazione Quotidiano Piemontese

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Parlare di Franco Battiato, l’artista che giovedì 15 salirà sul palco del Palaisozaki di Torino nell’ambito di MiTo Settembre Musica, è come iniziare un’odissea. Ci sono lunghe navigazioni, ci sono soste in isole improbabili, lotte con i ciclopi e momenti di totale abbandono. Nessun altro cantautore italiano può vantare un ventaglio così multicolore di esperienze. Per lui cantare, scrivere libri, dipingere, studiare sono tutti sinonimi di un unico verbo: sperimentare. I suoi innumerevoli modi di essere, per quanto diversi uno dall’altro, hanno sempre qualcosa a che vedere con l’ignoto e con la consapevolezza che “le aquile non volano a stormi”, come dice una sua canzone. Battiato, dovunque sia, è sempre altrove.

Il grande pubblico lo conosce e lo ama per alcuni inarrivabili successi, ormai sedimentati nella canzone italiana: parliamo di La cura, Centro di gravità permanente, Cuccurucucu, Bandiera bianca, Voglio vederti danzare, I treni di Tozeur (in duetto con Alice), L’era del cinghiale bianco e molti altri. Ma, a curiosare nella biografia del cantautore, si scorgono momenti insospettabili, lunghi tratti di vita sommersa: pochi sono in grado di ricostruire e ricordare tutti i suoi stadi evolutivi, dalla canzone di protesta al romanticismo fino alle avanguardie elettroniche più spericolate. Oggi gli inizi sembrano lontanissimi. E in effetti, soprattutto se pensiamo a come cambia in fretta il panorama musicale, lo sono davvero. Era il 1967 quando il cantautore siciliano comparve per la prima volta in tv, invitato da Giorgio Gaber e Caterina Caselli. In quella stessa serata si esibiva anche Guccini, tanto che Gaber consigliò a Battiato di cambiare il suo nome da Francesco a Franco, per evitare confusione. Due destini ancora acerbi si incontravano, prima che ciascuno costruisse la sua personalissima strada. “Da quel giorno in poi – commenta scherzando Battiato – iniziò a chiamarmi Franco perfino mia madre”.

In oltre quarant’anni di carriera quest’uomo solitario ha sempre rispettato se stesso, rimanendo fedele ai presupposti di partenza. Oltrepassare i limiti non gli ha mai fatto paura. Esagerazione consapevole, la sua, che a volte ha finito per isolarlo, rendendolo prigioniero del suo stesso stile: una specie di gabbia di cristallo, coltissima, ma un po’ autoreferenziale. Colpa (o forse merito?) del suo gusto per l’esoterismo. Il concerto di giovedì (e non è affatto un caso che Battiato sia ospite di un festival dedicato principalmente alla musica classica) vede il cantautore accompagnato dall’ensemble di archi Nuovo quartetto italiano: si tratta di una collaborazione che dura da anni e che non manca mai di dare i suoi frutti. La data rientra nel tour Up patriots to arms, un titolo emblematico, che da un lato rimanda alla stagione dei grandi successi, ma che si carica anche di una valenza sociale: è come un invito a svegliarsi, a prendere coscienza della realtà attuale, per quanto dolorosa e scomoda possa essere. D’altra parte l’artista è sempre attento a non farsi trascinare nell’agone. Ci tiene a mantenere il suo distacco, il suo silenzio da asceta. A chi cerca di appioppargli appartenenze politiche definitive lui risponde semplicemente: “Non sono né di destra né di sinistra, sto in alto. E sono per l’essere umano e per gli esseri umani”.

Franco Battiato in concerto – giovedì 15 settembre ore 21 – Palaolimpico (Isozaki), c.so Sebastopoli  123, Torino. Biglietti: 15 €. Info www.mitosettembremusica.it

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