Cultura
Altro che rock: allo Stadio Olimpico il Nabucco è un kolossal
Palchi immensi, allestimenti kolossal, pubblico da stadio. Non è rock, signori: è la lirica. E se fino a oggi certi eventi erano appannaggio esclusivo dell’Arena di Verona, d’ora in poi si cambia musica: anche Torino scopre il fascino dell’opera rappresentata nei grandi spazi, con migliaia di spettatori. Mercoledì 22 giugno, allo Stadio Olimpico, va in scena il Nabucco di Giuseppe Verdi, un esperimento che certamente lascerà un segno nella memoria culturale della città.
Questi mesi “patriottici” ci hanno abituato a tutto: nel secolo della tecnologia (e in parte proprio grazie a essa) sono tornati in auge capitoli della nostra storia che credevamo per sempre perduti. Abbiamo riscoperto il Risorgimento in dvd e visto il Senato di Palazzo Madama ridiventare “vivo” grazie a proiezioni e file audio. E allora perché non sognare che, proprio grazie a uno spettacolo postmoderno (non a caso inserito nel programma delle celebrazioni per il centocinquantenario), una fettina di Italia riscopra la passione per un genere antico? E’ significativo e bello che il Nabucco vada in scena all’Olimpico proprio in questi giorni, quando la città pullula di manifestazioni estive dedicate al pop e al rock. E’ il segno che la musica cosiddetta colta non deve per forza fare a pugni con la modernità e chiudersi nei suoi rifugi aulici, ma può anche uscire a cercare la gente, riscoprendo la sua vena popolare. In parte è già accaduto con i “concertoni” in piazza (l’ultimo il 2 giugno scorso).
Così per una sera si può provare a mescolare la carte, a giocare un po’ con le parole: tra il pubblico non più solo compassati signori in doppiopetto, ma melomani rock, veri fan (più che semplici estimatori) di Giuseppe Verdi. Tanto la cornice sarà inusuale, tanto le scelte interpretative cercheranno di non tradire lo spirito originario della musica e della sua storia. Così rivedremo quella vicenda ingarbugliata, con colpi di scena da far invidia a un thriller. Ascolteremo le parole di Nabucco, un re prima arrogante e violento, poi folle, infine redento; sentiremo la rabbia di Abigaille, una principessa assetata di vendetta. Soprattutto rivivremo la condizione di esuli (quella degli Israeliti sotto i Babilonesi) nella quale i “protoitaliani” risorgimentali videro adombrata la loro storia. Strano destino, la musica. Probabilmente Verdi non poteva immaginare che un giorno il suo coro dei Va’ Pensiero sarebbe stato inalberato come vessillo da un partito secessionista. Strano destino davvero, ma forse anche per questo ci fa bene riascoltarlo.
L’allestimento è un kolossal in piena regola, con scenografie monumentali da 60 metri e 600 persone coinvolte, tra artisti, comparse e tecnici. Il cast, internazionale, include cantanti di rilievo come Sergio Bologna (Nabucco), Dimitra Theodossiou (Abigaille), Enrico Giuseppe Iori (Zaccaria), Tiziana Carraro (Fenena) e Alberto Angeleri (Ismaele). A guidare l’ensemble formato dall’orchestra Opera Festival Puccini e dall’orchestra Sinfolario sarà Alberto Veronesi, direttore che può vantare collaborazioni con alcuni dei teatri più prestigiosi del mondo, dalla Scala di Milano al Bolshoj di Mosca: nel 2010 è stato nominato direttore musicale dell’Opera Orchestra di New York presso la Carnagie Hall. La regia è di Paolo Panizza, i costumi di Laura Marocchino.
Per info sullo spettacolo e sui biglietti http://www.operacolossale.it/
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