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Paola Turci live al Circolo dei Lettori: storie di canzoni, il dolore che diventa coraggio

Redazione Quotidiano Piemontese

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Da bambina voleva fare il medico, “perché mi piaceva il sangue”, ma poi ha preso un’altra strada. E oggi guai a dirle che appartiene al mondo dello spettacolo: “Scusate, ma sono un’integralista. Io appartengo al mondo della musica. Lo spettacolo, quello della tv che deve mettere il suo marchio su ogni prodotto, quello del ‘va tanto di moda oggi’ proprio non mi interessa. Preferisco rompermi le ossa diversamente”.

Ci tiene a presentarsi come una donna forte Paola Turci. E certo l’avventura della sua vita non smentisce quest’impressione di “tipa tosta”, assertiva al punto da parere, a prima vista, perfino un po’ scostante, ma invece dotata di una sensibilità acutissima e di un’ammaliante simpatia. Eccola mentre, il bicchiere dell’aperitivo in mano, entra nel salone del Circolo dei Lettori per una chiacchierata-intervista con la giornalista Monica Capuani. L’appuntamento ha qualcosa di fondante: infatti è il primo della rassegna A tu per tu, un ciclo di incontri che il Circolo dedica alle protagoniste femminili della creatività italiana. Nei prossimi mesi, dopo la cantante romana, le poltroncine rosse di via Bogino ospiteranno molte donne, accomunate dall’essere riuscite a realizzare un sogno. Tra loro Serena Dandini e forse anche Sabina Guzzanti.

L’occasione è perfetta per raccontarsi, saltando piacevolmente di palo in frasca senza un programma, passando con disinvoltura dagli aneddoti alla chitarra e gustando una vicinanza con gli spettatori che sarebbe impensabile ai concerti. Così Paola Turci regala al pubblico le sue storie di vita, di palchi, di canzoni. Parte da sua madre, che “amava la musica da morire, imitava Mina e la Vanoni, mi diceva ‘canta perché così ti liberi dai problemi'”. Racconta di quando, a quindici anni, dopo aver imparato da autodidatta a suonare la chitarra, si esercitava per ore nel bagno di casa: “Avevo scoperto che lì c’era una buona acustica”. Poi le prime avventure nei locali romani fino all’86, anno del grande salto: “D’improvviso fui catapultata a Sanremo. Avevo 20 anni, età in cui ci si sente invincibili”. E ovviamente la sua storia è inestricabilmente legata ai suoi successi musicali, come Bambini (canzone dedicata alle piccole vittime della violenza e dello sfruttamento), con cui vinse il Festival nell’89 per la categoria Emergenti: “Quell’anno mi proposero di cantare Almeno tu nell’universo. Era meravigliosa, ma la rifiutai perché di canzoni d’amore proprio non volevo saperne. Invece Bambini raccontava qualcosa che mi apparteneva profondamente: la sentivo mia”.  Poi, nel ’93, un nuovo balzo in avanti, con Stato di calma apparente, che determinò l’inizio di una feconda carriera da cantautrice (e non più solo da cantante).

Ma c’è un capitolo nella biografia di Paola Turci che non si può eludere: una cicatrice dolorosa, quel drammatico incidente d’auto del 15 agosto 1993, sulla Salerno Reggio Calabria. I fan lo ricordano bene e anche lei non ne fa mistero: “E’ stata l’esperienza più importante della mia vita. Mi ha tolto alcune cose, ma mi ha dato il triplo. E’ stata un’incredibile lezione”. Non ha paura di rievocare quei momenti, descritti vividamente come in una sequenza filmica, tratteggiati perfino con una punta di ironia: “La macchina che fa il circo Togni, io che vedo tutto bianco e poi, solo dopo un po’, inizio a sentire voci”, il medico del pronto soccorso che non la riconosce, “Ma chi è questa?” e lei, con un filo di voce, “sono Paola Turci, la ex cantante”. A distanza di tanti anni, quel grumo di intensità e dolore è diventato una canzone, Via… dove, che eseguita nel silenzio della sala, solo con chitarra e voce, fa venire i brividi sottopelle. Rimane nell’aria il coraggio di una donna forte,  che ha dovuto e saputo lottare: “Non critico nulla di quello che mi è accaduto, nemmeno gli ostacoli, nemmeno le cocenti delusioni, perché sento che il cosmo si muove intorno a me nel migliore dei modi possibili”. Ma soprattutto “so che impegno vuol dire coerenza e che, in ogni percorso di vita, alla fine la coerenza premia”.

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