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Conte c’è: “Sono tornato a casa, non vado allo sbaraglio: riporterò la Juve dove merita”

Redazione Quotidiano Piemontese

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La nuova vita di Antonio Conte è iniziata martedì 31 maggio 2011 a Vinovo, ore 16,09: prima conferenza stampa da allenatore della Juventus. “Per me è un ritorno a casa, dopo sette anni. Lo faccio da allenatore ed è una cosa che ho sempre sognato: era un obiettivo e adesso ci sono. Ringrazio tutti quelli che hanno pensato al sottoscritto per iniziare un nuovo ciclo”.

Nel 2008 si era sbilanciato dicendo che avrebbe voluto una grande entro tre-quattro anni, altrimenti avrebbe smesso.
Non era presunzione. Iniziavo una nuova carriera e, avendo sottratto tanto tempo a mia famiglia, avrei voluto sfondare anche in questo campo: altrimenti le avrei dedicato più tempo. Chi ha tempo non aspetti tempo, per vincere.

E’ vero che lei è un integralista sul piano tattico?
Penso di esserlo sui principi di gioco, i numeri vanno e vengono. Ma ci sono idee che mi hanno sempre accompagnato e che ci saranno sempre. Evolvendosi anno dopo anno, con lo studio.

A centrocampo un giocatore come Pirlo serve? E Marchisio?
I grandi calciatori trovano sempre spazio e loro lo sono. Sono due nazionali di grande qualità e corsa, cuore e geometrie. Hanno un identikit preciso che dice ‘Juve’: sono contentissimo di averli a disposizione.

Il compito più difficile sarà ricreare il dna juventino?
Vogliamo tornare a essere protagonisti, è quello che vuole la storia della Juve. Servirà grande cultura del lavoro per riportare la Juve dove merita.

Quando c’è stata la prima telefonata? Si sente non una prima scelta?
Non è importante come si parte, ma come si arriva. In questo caso sono arrivato primo. Penso Marotta mi abbia chiamato al momento giusto, una data precisa non c’è.

Ha già sentito Buffon e Del Piero?
Non ancora. Per correttezza, prima volevo firmare il contratto. Fino a ieri sono stato allenatore del Siena. Loro due devono rappresentare un valore aggiunto: conoscono la juventinità, sanno cosa significa vincere. Mi aspetto che non sbaglino su nulla, dalla comunicazione in avanti.

A che punto è la costruzione dello staff?
E’ in fase di allestimento. C’è sintonia su tutto. Manca poco per averne uno forte.

Sanchez? Aguero?
Ci sarà una prima riunione già oggi. Vogliamo creare qualcosa di bello e importante, secondo le mie idee di gioco.

Un grande giocatore si compra, pare: quale l’identikit?
E’ Marotta che opera sul mercato.

Meglio spendere tanto per un campione o avere spesa più omogeneità su più reparti?
La cosa migliore è spendere bene, nella giusta maniera. Non è detto che spendere 45-60 milioni possa dare risultati diversi da chi ne spende 15. L’importante è avere idee chiare e il direttore ne ha.

Quale lo spirito di gioco delle sue squadre?
A me piace che la mia squadra abbia il pallone. Dobbiamo fare la partita, la mentalità è questa. La squadra deve essere corta, non deve mai scappare indietro: altro non mi piace aggiungere. Parlare solo di numeri è riduttivo. La partita va fatta ovunque e comunque.

Questa squadra è da rifondare o ritoccare?
C’è una buona base che arriva da un campionato non felicissimo. Io conto sulle motivazioni, sulla voglia. La base è importante ed è stata costruita l’anno scorso con vari innesti. Sono molto sereno, non c’è da rifondare ma solo da aggiustare.

Deschamps, Ranieri ecc…: tanti sono stati bruciati, come si fa a non finire così?
Il passato è quello, ma io sono abituato a guardare al futuro. Ho accettato subito, ci sono le basi per fare grandi cose. Abbiamo tutti grande entusiasmo e determinazione. Adesso tocca a me, voglio giocarmi le mie carte. Me la sono guadagnata la Juve: del passato non mi interessa. Adesso ci sono io e ci sono persone che credono in me.

Ha accettato incondizionatamente o ha avuto garanzie sulle prospettive?
Di me si era parlato già due anni fa. Tutti sanno che ho grande amore e cuore verso questa società. Non avrei accettato se non avessi avuto garanzie. Non vado allo sbaraglio: so che c’è un progetto. Mi dà soddisfazione sapere che la società ha pensato a me per ripartire, tutti sappiamo dove deve stare la Juve.

Dicono lei non abbia esperienza per allenare a questo livello.
Adesso tocca a me., che vada bene o male, tocca a me. Il tempo è galantuomo su tutto: chi lavora, alla fine ha sempre ragione.

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