Seguici su

Cultura

Giù le mani da Risorgimento e Resistenza: Aldo Cazzullo al Salone del Libro

Redazione Quotidiano Piemontese

Pubblicato

il

“Oggi la Resistenza è sotto accusa: qualcuno la condanna, qualcuno la nega. Per altri è semplicemente roba di sinistra. Ma i morti della Resistenza non sono soltanto comunisti: tra loro ci sono alpini, carabinieri, persone internate per le loro idee, sacerdoti, scrittori. E tantissime figlie, madri e mogli che hanno combattuto a fianco degli uomini”. Aldo Cazzullo non ha dubbi: “Quanti episodi di eroismo e di grandezza popolano la nostra storia recente. Forse però i ventenni di oggi non li conoscono, forse sono cresciuti sentendosi dire che i partigiani erano dei sanguinari e quelli di Salò dei bravi ragazzi. Il mio libro tenta di spiegare che la realtà non è proprio così. Ci sono, è vero pagine nere anche nella storia partigiana, ma non bisogna averne paura: farle emergere è nell’interesse di chi ha combattuto la vera Resistenza”. E’ l’autore stesso a individuare la sorgente ispiratrice di Viva l’Italia (Mondadori, 2010), testo nel quale Cazzullo rilegge e commenta 150 anni di storia nazionale.

Per il Risorgimento le parole sono quasi le stesse: “E’ contestato, è demodé, non piace a leghisti e neoborbonici. Al massimo è roba da liberali. Grave errore: non sarebbero bastati gli ‘sciuri’ per cacciare gli Austriaci da Milano durante le Cinque Giornate e Garibaldi poco avrebbe potuto fare in Sicilia senza l’appoggio della popolazione locale”. Tanto il Risorgimento quanto la Resistenza, legati da “un chiarissimo filo morale” sono fenomeni italiani: hanno coinvolto tutte le classi sociali, hanno, idealmente e concretamente, fatto la Nazione. E’ questo il leitmotiv che traspare in filigrana da ogni pagina del testo. Un testo che è diventato anche spettacolo teatrale, rappresentato nell’ambito del patriottico Salone del Libro 2011.

Il pubblico si trova davanti a un’opera composita: sul palco c’è Cazzullo che legge e racconta, ci sono le voci di due attori d’eccezione, Michele Ghionna e Marianna Dal Collo, c’è il pianoforte di Sabrina Reale, ci sono frammenti di canzoni, filmati e fotografie: una formula che mette le ali alle pagine. Da lettori un po’ stanchi, sempre meno abituati alla concentrazione faticosa della carta stampata, abdichiamo volentieri al nudo libro per ricevere in forma semiteatrale la galleria di ritratti ed eventi che l’autore propone. Incontriamo personaggi noti, come “i due Giuseppe” (Mazzini e Garibaldi), come Cavour o re Vittorio Emanuele II “che era un uomo del popolo, offriva sigari ai soldati, preferiva le popolane alle donne dell’alta società e la bagna caüda alle salse francesi”, scrittori come D’Annunzio, Ungaretti e Gadda. Ma incontriamo anche tante figure di eroi quotidiani (i soldati della grande guerra, ad esempio) e pagine della nostra storia che andrebbero riscoperte, come “la Repubblica Romana del 1849, la cui costituzione era così all’avanguardia che alcuni suoi articoli servirono, quasi un secolo più tardi, da base per la nostra attuale Costituzione”.

Com’è naturale, Cazzullo non si accontenta di una storia da museo. La sua è una narrazione in costante dialogo col presente: “Oggi la Nazione è di nuovo in pericolo, non per mano di eserciti stranieri, ma per mano di noi stessi”. Molti sono i rischi da cui guardarsi: “Si parla tanto di Regioni come colonne portanti, fingendo di non sapere che ogni Regione è al suo interno molto frammentata. Serpeggia un localismo pericoloso e miope, che si alimenta di opposizioni”. Esiste un antidoto? Forse sì: è “il localismo delle differenze costruttive. Sono Italiano e anche orgogliosamente Piemontese, proprio perché so che la mia terra ha dato tanto all’Italia. Non dimentichiamolo, il Piemonte ha fatto l’Italia due volte: a San Martino e a Mirafiori”. Come in una buona dimostrazione geometrica, dalle premesse si traggono le conclusioni: lo spettacolo, iniziato sotto il segno dell’unità, si conclude con questa riflessione: “Gli ultimi mesi ci hanno dimostrato che possiamo essere un popolo unito. Non dimentichiamolo mai: l’Italia è Italia solo se è tutta intera”. Un pizzico di retorica? Può anche darsi, ma coi tempi che corrono la si perdona (e la si sottoscrive) volentieri.

Iscrivi al canale Quotidiano Piemontese su WhatsApp, segui la nostra pagina Facebook e continua a leggere Quotidiano Piemontese