Alessandria
Primo caso astigiano di cura innovativa del tumore al seno
Innovazione nel campo del trattamento dei tumori al seno. Ed è un’innovazione tutta astigiana. Questo tipo di tumore riguarda il 32% dei casi trattati nel reparto di radioterapia dell’ospedale astigiano Cardinal Massaia. Percentuale che significa 230 casi nel 2010, sul totale degli utenti.
La novità riguarda il primo caso, che risale solo a quattro giorni fa, di gestione interamente astigiana, del sistema brachiterapico “Mammosite” che consente una riduzione drastica delle sedute di radioterapia per le pazienti operate di tumore al seno.
Il trattamento tradizionale, nel reparto diretto da Maria Tessa, prevede infatti almeno 30 giorni consecutivi di irradiazione, per un totale di sei settimane. Oggi, invece, con “Mammosite” le sedute sono limitate a dieci, due al giorno per cinque giorni consecutivi.
Questo sistema, garantito in Piemonte in pochissimi centri ospedalieri, è stato introdotto al Massaia nel 2009, grazie alla collaborazione con la Fondazione Cassola-Pasquali di Tortona, nell’alessandrino, e finora era stato sperimentato solo su donne operate all’ospedale tortonese con interessamento della radioterapia astigiana. Con “Mammosite” viene evitata l’irradiazione del tessuto sano del seno, occupandosi solo dell’area interna coinvolta dall’asportazione del nodulo. Il dispositivo viene inserito dal chirurgo nella mammella durante l’intervento in sala operatoria. E’ una sorta di palloncino che aderisce alla cavità chirurgica e che fuoriesce dal seno con un minuscolo catetere attraverso il quale viene svolta l’irradiazione, indolore per la paziente, della durata di pochi minuti. Al termine del ciclo di sedute il catetere viene rimosso.
Ieri, l’intervento chirurgico specifico per la rimozione del nodulo e l’inserimento del dispositivo si è svolto al Cardinal Massaia su una paziente astigiana. In sala Maggiorino Barbero, primario di ostetricia e ginecologia, affiancato dall’équipe. Questa mattina la paziente è stata sottoposta alla tac per la messa a punto del piano di cura che, a partire da lunedì 9 maggio, sarà attuato in radioterapia, in collaborazione con la struttura di fisica sanitaria, guidata da Simonetta Amerio, con “Mammosite”.
“L’individuazione della paziente adatta a essere sottoposta a questo particolare sistema brachiterapico – spiega Maria Tessa – è ben codificata, cioè è necessario rispettare determinate condizioni: i noduli neoplastici devono essere molto piccoli, lontani dalla zona del capezzolo o del solco sottomammario e in profondità per evitare la tossicità da radioterapia a livello della cute”. Una decina, finora, i casi trattati ad Asti con “Mammosite”.
“Per le donne operate al seno – continua Barbero – questo sistema rientra tra le soluzioni che assicurano un livello più elevato di qualità della vita, esattamente come le tecniche chirurgiche, oggi assai più conservative che in passato e sempre più in stretto collegamento con la chirurgia plastica”.
Nella foto: i primari Maria Tessa, Maggiorino Barbero e Simonetta Amerio con personale di radioterapia e fisica sanitaria
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