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Cronaca

Carbonato (Un.Industriali) sulla sentenza Thyssen: “Sconcertante”

Redazione Quotidiano Piemontese

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“L’aspetto doloso del reato è forse l’elemento davvero sconcertante della sentenza”. A pochi giorni dalla sentenza del processo ThyssenKrupp, il presidente dell’Unione Industriale di Torino, Gianfranco Carbonato puntualizza il proprio disappunto: “Non mi risulta sia mai stata formulata alcuna ipotesi dolosa anche quando un incidente sul lavoro, pur con gravissime conseguenze, sia avvenuto in luoghi di conclamata illegalità e di ‘lavoro nero’. E perfino nei giorni scorsi, nei confronti degli scafisti che hanno portato ad annegare poveri immigrati clandestini, i pm hanno proceduto per ‘omicidio colposo’”.

Il tema non è inesistente, in assoluto. Ma difficilmente ci sembra applicabile a questa situazione, perchè la corte e i giudici hanno ritenuto che si sia scelto di non fare un investimento sapendo di rischiare. E Carbonato contesta proprio questo: “Questa impostazione giuridica, che intende contestare il dolo nelle situazioni in cui non si fanno tutti gli investimenti ‘tecnicamente’ possibili sembra essere frutto di emozione, se non di valutazione ideologica. In questo modo s’intenderebbe affermare che sul lavoro si è penalmente responsabili di tutto quello che non sia teoricamente o tecnicamente perfetto. Certo, oggi è difficile dirlo perché pesa in modo terribile il ricordo e la responsabilità dell’atroce fine di sette uomini e il lutto irreparabile delle loro famiglie, ma va invece affermato con forza che con il clima intimidatorio in atto non si fanno, purtroppo, né prevenzione né sicurezza”. Quindi, secondo il leader degli industriali, non è una colpa non fare un investimento in maniera consapevole.

Carbonato trova anche incredibile che si stia pensando a “procura nazionale anti infortuni: si metterebbe sullo stesso piano il lavoro, qualche volta fatto bene, qualche volta male, con un fenomeno criminale e abnorme come la mafia… Queste ricette estreme sono solo frutto dell’ideologia e dell’isteria del nostro paese: il pericolo si può minimizzare, ma non si può tecnologicamente eliminare”.

Ecco, forse, se l’Italia non fosse un Paese in cui gli incidenti sul lavoro sono così tanti, si potrebbe anche essere d’accordo con lui. L’Eurispes ha calcolato che tra il 2003 e il 2007 in Italia ci sono stati più morti sul lavoro che militari della coalizione morti nella Guerra del Golfo. E’ vero, persino ovvio: il pericolo non si può cancellare del tutto. Ma neppure si può accettare il fatto che l’Italia sia così indietro per quello che riguarda la sicurezza nei posti di lavoro. E non si parla di fare nuove leggi, ma di fare rispettare quelle esistenti.

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