Cittadini
Indagine Confartigianato sull’occupazione italiana. In 2 anni: -1 milione di under 35
La crisi economica si é abbattuta sul mondo del lavoro colpendo innanzitutto i giovani, cioè la componente più debole del mercato del lavoro. Negli ultimi due anni la riduzione del numero degli occupati sotto i 35 anni é stata di quasi 1 milione, ovvero 934.600 unità in meno tra il terzo trimestre 2008 e il terzo trimestre 2010, con una flessione del 13,1%. L’allarme arriva dalla Confartigianato che, in base all’analisi dell’osservatorio giovani imprenditori, sottolinea come nell’ultimo anno l’occupazione degli under 35 sia scesa del 6,5%, pari a 432.400 unità in meno, mentre gli occupati over 35 sono aumentati dell’1,3%, contando 209.200 unità in più.
A seguito di questa dinamica, nell’ultimo anno il tasso di occupazione degli under 35 anni é sceso di oltre due punti, passando dal 67,3% al 65,0%. La difficoltà di accesso dei giovani al mercato del lavoro rappresenta una grave criticità nonostante il lieve miglioramento del tasso di disoccupazione registrato a febbraio (-1,3% rispetto a gennaio al 28,1%). Nella fase della ripresa economica si é infatti ampliato il divario tra Italia ed Europa. Se alla fine della fase di recessione, nel marzo del 2009, i giovani disoccupati italiani erano pari al 24,7% contro il 18,9% della media euro-zona e con un divario di 5,8 punti, a febbraio 2011 il divario é salito a 8,7 punti, equivalente ad un tasso del 19,4% in euro-zona e del 28,1% in Italia.
Elevata la quota di giovani inattivi sul mercato del lavoro e non coinvolti da processi formativi. In Italia vi sono 2.120.000 giovani, tra 15 e 34 anni, che sono inattivi per motivi diversi dallo studio e dalla formazione professionale.
Non va molto meglio guardando anche alla fascia di età superiore, tra i 25 e i 54 anni, dove il tasso di inattività arriva a ben il 23%. Alla tradizionale elevata inattività femminile (35,5% in questo segmento di adulte) si associa un consistente quota di adulti inattivi maschi, pari al 10,6% della popolazione.
La presenza di inattivi é particolarmente marcata nel Mezzogiorno, dove il tasso di attività della popolazione, tra 25 e 54 anni, é del 37,6% e dove un adulto maschio, nella medesima fascia d’età, su cinque non é attivo sul mercato del lavoro (inattività del 19,7%).
L’analisi per regione mostra che il tasso di inattività più alto degli adulti in età non scolare e non pensionabile si riscontra in Campania con il 43,3%, equivalente a 294.000 maschi e 796.000 donne inattive, seguita dalla Calabria con il 40,7% equivalente a 106.000 maschi e 242.000 donne inattive, dalla Sicilia con il 38,7%, equivalente a 201.000 maschi e 620.000 donne inattive.
All’opposto, la regione con il più basso tasso di inattività della popolazione adulta, 25-54 anni, é l’Emilia-Romagna con il 12,4%, seguita da Bolzano con 12,6%, dalla Valle d’Aosta con il 13,0%, da Trento e dal Piemonte con il 13,9%.
Più che la tutela contrattuale crescente, contro il precariato, può fare molto l’istituto dell’apprendistato.
Ne é convinto Cesare Fumagalli, segretario generale di Confartigianato, che ricorda come, nonostante la crescente fame di occupazione e la continua crescita della disoccupazione, le aziende artigiane siano ancora alla ricerca di figure professionali specializzate.
Fumagalli mette in luce la ‘‘progressiva licealizzazione delle scuole secondarie: fra il 2008 e il 2010 è, infatti aumentato il numero dei giovani che si iscrive ai licei mentre cala il numero di iscritti agli istituti tecnici ed alla formazione professionale. Questo fa da pendant alla crescita del numero di imprese che non riesce a trovare ragazzi formati in molte professioni”.
Un divario che ‘si va approfondendo con le imprese che non riescono a trovare competenze sul mercato del lavoro. E si tratta di circa 30.000 posizioni ad oggi vacanti. Si va dalla panificazione agli installatori di impianti. Occorre dunque ‘migliorare la scelta nella formazione. E la proposta di Italia Futura di una progressiva stabilizzazione contrattuale dei giovani? ”A questa proposta – replica Fumagalli – preferiamo una effettiva valorizzazione dell’apprendistato che é uno straordinario strumento anche se forse mal interpretato. Ma é una ricetta potente: gli apprendisti che entrano non escono più. Chi forma un apprendista se lo tiene ben stretto e la percentuale di trasformazione in un contratto a tempo indeterminato é molto alta, circa il 75%”. Più in generale, Fumagalli sottolinea come ‘‘purtroppo veniamo da un biennio nel quale l’occupazione ha subito un pesante arretramento lontano dall’essere recuperato così come il fatturato delle imprese che nel 2010 ha recuperato il 10%, ma deve ancora scontare il 20% perso nel 2009”.
Iscrivi al canale Quotidiano Piemontese su WhatsApp, segui la nostra pagina Facebook e continua a leggere Quotidiano Piemontese